Georges Braque, pittore, biografia
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Parlare della biografia e delle opere di Georges Braque, pittore e scultore francese, vuol dire conoscere uno degli artisti più dirompenti del secolo scorso. Insieme a Picasso, Georges Braque è il fondatore del Cubismo: il suo percorso intellettuale e artistico, tuttavia, è profondamente diverso da quello del pittore spagnolo. Vi invito a scoprirlo in un viaggio affascinante attraverso l’arte, la cultura e la filosofia della prima metà del novecento.
Georges Braque: le opere più famose
Di solito quando si parla di un artista si comincia sempre col raccontare la sua vita: oggi invece partiamo dalle opere. La biografia di Georges Braque, pittore e artista straordinario, la conosceremo strada facendo, attraverso i suoi quadri: presentati – questo sì – in rigoroso ordine cronologico.
Case a l’Estaque, dipinto nel 1908, è senz’altro uno dei quadri più celebri di Braque: il pittore ha già approfondito l’opera di Cézanne, avvicinandosi a quel costruttivismo che, nelle parole di Cézanne stesso, intendeva “trattare la natura secondo il cono, il cilindro, la sfera, il tutto messo in prospettiva”.
Nel 1907 Braque incontra Picasso e si scontra (è il caso di dirlo) con l’opera che preannuncia il cubismo: Les demoiselles d’Avignon. Dapprima sconcertato dal dipinto, che sovverte le regole della prospettiva, riflette sull’opera del collega e futuro amico: il risultato sono una serie di paesaggi dipinti tra le colline del sud della Francia. Case a l’Estaque, la più celebre di queste opere, riprende in parte il costruttivismo di Cézanne, e rappresenta case, alberi e le colline sullo sfondo come un insieme di figure geometriche. Il punto di fuga non c’è, la linea dell’orizzonte esce dal quadro e il pittore rappresenta ogni forma secondo una prospettiva diversa: dall’altro, di lato, dal basso. È una rappresentazione della realtà non come la vediamo, ma come la comprendiamo con la mente: per Braque è lo spazio tattile, un nuovo modo di proporre gli oggetti sulla tela come se potessimo toccarli con mano, come fanno i bambini quando esplorano il mondo.
Sono le premesse del Cubismo, la corrente artistica che prenderà avvio pochi anni dopo grazie agli studi di Braque e Picasso, che lavorano fianco a fianco. I due pittori partono da un’intuizione: quando guardiamo un oggetto, lo vediamo nelle tre dimensioni dello spazio, ma la nostra mente è in grado di ricostruirne anche i dettagli nascosti, perché lo conosciamo grazie alle nostre precedenti esperienze con oggetti simili.
L’intuizione diventa presto una necessità artistica. La pittura, secondo Picasso e Braque, deve trasmettere il significato di ciò che l’individuo vede, rielabora e comprende: non solo gli oggetti come appaiono ai nostri occhi, ma anche tutto ciò che sappiamo di loro attraverso l’esperienza. E, dal momento che l’esperienza è individuale, ciascun pittore potrà scomporre e raffigurare la realtà sulla tela secondo il proprio modo di comprenderla.
Nei quadri Violino e brocca e Il Portoghese (il mio preferito, dipinto nel 1911), Braque scompone gli oggetti moltiplicando i punti di vista e i dettagli, mettendone in evidenza le diverse angolazioni sulla stessa tela e suddividendoli in forme geometriche. Un esame minuzioso, accurato, tecnico, che tuttavia mantiene un contatto saldo con la realtà, richiamata ne Il Portoghese da lettere e cifre, oltre che dalla presenza di uno strumento a corde. È la fase del Cubismo analitico.
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Il dipinto “Le Quotidien”, violino e pipa, realizzato nel 1912, appartiene invece al periodo del cosiddetto Cubismo sintetico, in cui l’oggetto è ricostruito come appare alla mente dell’artista nell’istante in cui lo richiama alla memoria. Le figure sono dipinte con pochi tratti e poche linee e, sulla tela, Braque incolla frammenti di giornale e stampe: è la tecnica dei papiers collés, letteralmente carte incollate.
In “Le Quotidien”, violino e pipa emerge un tratto distintivo di Georges Braque: il pittore dipinge e decora la superficie con la tecnica del trompe l’oeil, richiamando le venature del legno. Si tratta di un’eredità familiare, oltre che di una tecnica funzionale all’opera: Braque, infatti, si avvicina per la prima volta alla pittura grazie al lavoro del padre, decoratore e pittore dilettante. Accadrà più volte in altre opere che l’artista imiti la carta da parati o le venature del marmo: è il richiamo forte e concreto alla realtà, che resta uno dei cardini da cui parte la rielaborazione cubista.
Nel 1914 la guerra allontana Picasso e Braque. Il pittore francese è chiamato a combattere a Nord: gravemente ferito, riprende a dipingere solo nel 1917. Nel 1922 una grande mostra a Parigi accresce la sua fama a livello internazionale. Qualche anno dopo, Braque si trasferisce in Normandia e negli anni trenta sembra abbandonare la concezione cubista per tornare ad una rappresentazione più realistica: eppure, nature morte, figure umane e ambienti conservano in parte l’impronta del cubismo.
Durante il secondo conflitto mondiale le sue opere si fanno più cupe e ritraggono principalmente nature morte e ambienti chiusi. Solo alla fine della guerra Braque torna a dipingere scene esterne, scegliendo alcuni temi ricorrenti che accompagneranno tutta la sua produzione successiva: le marine, i paesaggi, gli uccelli.
Proprio la serie degli uccelli in volo completa la ricerca di Braque sullo spazio: gli uccelli si riconoscono chiaramente, eppure sono diversi da quelli reali perché rievocati dalla mente. L’arte non imita, ricrea: è questo il sottile, solidissimo fil rouge che accomuna tutte le opere di Georges Braque.
Georges Braque: i libri su di lui da leggere
Per conoscere la biografia e le opere del pittore Georges Braque, ma anche per scoprire la sua splendida storia di uomo, scrittore e pensatore, il modo migliore è leggere i libri che parlano di lui.
Sarà scontato, ma quando mi avvicino per la prima volta ad un pittore spesso lo faccio attraverso i fascicoli di Art e Dossier, la rivista che dedica ciascun numero ad un artista e che dal 2008 al 2020 è stata diretta da Philippe Daverio.
Il numero su Braque è uscito in edicola nel 1995, ma non c’è da preoccuparsi: cercando su internet il fascicolo si trova velocemente, ed è disponibile in pochi giorni. La monografia è Curata da Jolanda Nigro Covre, che per Art e Dossier ha scritto anche sul cubismo, sui Fauves e su molti altri artisti del novecento. In poche pagine, splendidamente illustrate, l’autrice e critica d’arte romana ci introduce alla biografia e alle opere di Georges Braque con uno stile semplice e appassionato. Il volume racconta la vita, la produzione artistica, il sodalizio con Picasso e le opere della maturità del pittore francese, ma soprattutto ricostruisce i rapporti tra la visione artistica di Braque e le grandi rivoluzioni di pensiero del primo novecento.
Così, tra le pagine, incontriamo il filosofo Henri Bergson e la sua concezione del “tempo soggettivo” o, ancora ci imbattiamo nei riferimenti alla teoria della relatività di Albert Einstein. Questi aspetti, su cui torneremo tra poco, rendono la monografia di Art e Dossier un viaggio affascinante, che esplora il rapporto tra Braque e l’epoca in cui sono nate le sue opere più celebri.
È lo storico inglese Alex Danchev a offrirci il libro forse più completo scritto finora su Braque. L’opera “Georges Braque: a life” è in inglese e non è mai stata tradotta: eppure si tratta di una ricostruzione appassionata della vita e della storia umana e artistica del pittore francese. Alcuni critici sostengono che Danchev sia di parte, quando colloca Braque tra i tre pittori più importanti del ventesimo secolo insieme a Picasso e Matisse.
L’autore inglese, però, ha il merito di esplorare più a fondo di altri la carica innovativa del pittore francese che ha allargato i limiti dell’arte indagando, dipingendo e riflettendo. Il libro – che ho avuto la fortuna di leggere in parte – attinge a fonti nuove e ricerche approfondite, per raccontare la biografia e le opere del pittore Georges Braque. Danchev definisce l’artista come “colui che ha contribuito a inaugurare la più grande rivoluzione nel modo di vedere le cose dal Rinascimento e ha cambiato il volto dell’arte moderna”.
Ma perché fermarsi ai libri su Georges Braque quando possiamo leggere i libri di Georges Braque? Il pittore francese, infatti, ci ha lasciato opere e quaderni in cui riflette sull’arte, sulla condizione umana e – almeno in parte – sui grandi mutamenti della prima metà del novecento, letti in chiave personale e a volte ironica, al limite del caustico. In “Pensieri e riflessioni sulla pittura”, ad esempio, il pittore descrive il suo modo di intendere la pittura e l’arte nei primi anni della sua produzione artistica e durante il periodo del cubismo.
Uno dei suoi scritti più conosciuti è “Il giorno e la notte”, un libro di un centinaio di pagine che raccoglie pensieri, annotazioni e aforismi scritti da Braque dal 1917 in poi e accompagnati da disegni e bozzetti. Proprio da quest’opera sono tratte alcune delle frasi più conosciute del pittore francese.
Georges Braque: frasi celebri e aneddoti
Arte, critica, rapporto tra rappresentazione e realità: alcune tra le fasi celebri di Georges Braque riguardano proprio questi temi. Ne “Il giorno e la notte”, ad esempio, Braque scrive: “’Dipingere non è rifare: non bisogna imitare ciò che si vuole creare. In arte vale una cosa sola: ciò che non si può spiegare”. Cosa significa?
Rifacendosi alla rivoluzione cubista e spingendosi oltre, Braque lascia intendere che il compito della pittura non è la raffigurazione realistica di ciò che l’occhio registra, ma la sua rappresentazione, influenzata dalla visione, dalla memoria, dalla coscienza di ciascuno. Ne abbiamo già parlato all’inizio, confrontandoci con il dipinto “violino e brocca”
Alcune delle più famose affermazioni del pittore francese vanno in tutt’altra direzione, cogliendo in pochissime parole i mutamenti e le contraddizioni della prima metà del ventesimo secolo: è il caso della frase “L’arte turba, la scienza rassicura”. Agli inizi del secolo scorso si assiste ad una rivoluzione in campo artistico, culturale e scientifico: le avanguardie della pittura, ad esempio, portano alle estreme conseguenze le premesse dell’impressionismo, dando piena dignità al punto di vista personale e soggettivo dell’artista che non si limita a far vedere la realtà, ma la rielabora, la trasforma, rovescia sulla tela la sua concezione personale del mondo, come si rovescia un calzino. O una ricchissima cornucopia.
Impossibile non essere turbati da questo avvicendarsi fulmineo di riflessioni, correnti, modi nuovi di intendere e interpretare l’arte: impressionismo, Cézanne, fauves, cubismo, espressionismo… se questo è vero in generale, ancora di più lo è per il singolo artista. Basta pensare a Braque stesso, che, di fronte a “Les Demoiselles d’Avignon” ha un moto di repulsione e si rivolge a Picasso dicendogli: “È come se tu volessi farci mangiare stoppa o bere petrolio per sputare fuoco”.
La scienza di quegli anni non è meno rivoluzionaria: Planck, Poincaré ed Einstein scuotono le fondamenta della fisica sviluppando per gradi la teoria della relatività, che supera le leggi di Galileo e Newton. Eppure, anche se difficili da spiegare, le nuove teorie scientifiche sono dimostrabili. E cosa c’è di più rassicurante di una dimostrazione, replicabile sempre uguale a sé stessa e che, una volta accettata, ci porta verso un risultato prevedibile e concatenato ai precedenti?
Per questo, Georges Braque contrappone arte e scienza: eppure l’artista francese ha riflettuto in modo costante e profondo sulla pittura, la scienza, il suo rapporto con la realtà. Braque esplora e innova, ma prosegue il suo percorso artistico di tappa in tappa, con una coerenza rigorosa eppure avvincente.
Concludo con un aneddoto più leggero: come accadde ad altri pittori, Braque ispirò involontariamente il nome “Cubismo” dato alla corrente artistica di cui fu l’ideatore insieme a Picasso. Lo racconta un influente critico d’arte dell’epoca, Louis Vauxcelles, riportando una sua conversazione privata con Henri Matisse. I due stavano passeggiando al Salon d’Automne, un’esposizione artistica progressista che si svolgeva ogni anno a Parigi, quando Matisse, rivolgendosi all’amico, commentò sprezzante: “Braque ci ha mandato un quadro fatto di piccoli cubi”. Il quadro era Case a l’Estaque.
Georges Braque: perché amarlo
Ci sono almeno tre ragioni per innamorarsi del pittore Georges Braque e decidere di conoscerne meglio la biografia e le opere.
- La prima: i suoi quadri. I dipinti di Braque raccontano l’evoluzione di un artista che ha saputo attraversare un’epoca di fermento e rivoluzione lasciando il segno, tanto da creare, insieme a Picasso, una corrente artistica del tutto nuova capace di stravolgere le regole. Un pittore innovativo, che ci porta per mano in una nuova dimensione dove immagine e memoria, realtà fisica e comprensione razionale, emozione e tecnica si incontrano. Braque riesce a riunire in modo maturo e tecnicamente attentissimo elementi tanto distanti da essere quasi opposti. “Amo la regola che corregge l’emozione, amo l’emozione che corregge la regola”: per il pittore francese la sintesi è un modo di essere.
- La seconda: il suo pensiero. A mio parere – ma è solo il mio parere – per apprezzare un’opera d’arte bisogna comprenderla. Gli scritti di Braque, dai suoi aforismi alle riflessioni più articolate sull’arte e sulla pittura, ci permettono di capire sia il Cubismo sia le evoluzioni successive da una prospettiva privilegiata. Leggere le parole di un’artista è il modo più intimo e affascinante per comprendere le sue opere e, nel caso di Braque, per avvicinarsi al Cubismo dall’interno.
- La terza: la sua vita. La biografia di Georges Braque, pittore e artista, è attraversata dai grandi avvenimenti della storia come un romanzo russo, ma ha in sé tutta la caparbia tenacia di un uomo che ha vissuto il suo tempo da protagonista. Dopo la ferita alla testa che durante la guerra lo aveva ridotto in fin di vita, Braque avrebbe potuto fermarsi e smettere di dipingere. Invece, nonostante tutto, il pittore riprende la sua produzione artistica e la sua ricerca, trasferendosi in Normandia. Nella Francia occupata, durante la seconda guerra mondiale, rifiuta di diventare un collaborazionista. La sua pittura si fa cupa, chiusa tra quattro mura, specchio di tempi difficili: Braque tornerà a dipingere scene esterne soltanto alla fine del conflitto.
Oltre che pittore, Braque fu anche scultore, scenografo e incisore. Molto amato in Francia e conosciuto in tutta Europa, è stato il primo artista ancora vivente a cui il Louvre ha dedicato una mostra, nel 1961. Morto a Parigi nel 1963, Georges Braque è sepolto nella sua amatissima Normandia, sulla costa, a Varengeville – sur – Mer, vicino alla chiesa di cui realizzò la vetrata. Non ci sono mai stata, ma vorrei andarci: il desiderio di chi vuole fare visita a un vecchio amico.