Il Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupéry – Recensione
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Il Piccolo Principe dovrebbe essere introdotto come testo nelle scuole primarie e secondarie, per i suoi insegnamenti semplici, capaci di toccare profondità speciali. Un testo di lettura breve e scorrevole, poco meno di un centinaio di pagine. Eppure, confido di averci impiegato del tempo a leggerlo perché in ogni paragrafo, un capitolo dopo l’altro, mi perdevo nei miei pensieri riflettendo su quanto sia semplice, in fondo, la vita e allo stesso tempo densa ed effimera.
Sali con me sull’aeroplano di Antoine De Saint-Exupéry e facciamo questo viaggio insieme.
La trama de Il Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupéry
La trama di questo libro ha un qualcosa di particolare, non solo perché è in realtà un’autobiografia. L’autore, Antoine De Saint Exupéry, aveva infatti solo sei anni – presumibilmente come il Piccolo Principe – quando perse il padre ed entrò nel suo mondo di solitudine, piccolo e con poche cose tutte importanti.
Narra di un bambino che arrossiva, proprio come lui, che conservò questa peculiarità anche in età adulta. Pilota d’aereo anch’egli come il Piccolo Principe. Antoine lo era di professione: prima per l’aviazione militare, poi per l’Aeropostale per il quale fu il primo a consegnare lettere per via aerea, volando di paese in paese e incontrando persone diverse e tipiche nel loro essere per qualche cosa.
Esattamente come il protagonista del libro che con il suo aeroplano, vola di pianeta in pianeta, incontrando una volta l’uomo d’affari ricco e avido, poi l’uomo che voleva controllare tutto, il geografo, l’uomo che accendeva i lampioni, il vanitoso che pensava solo a sé, il mercante e il re per il quale tutti gli altri sono sudditi.
Ogni mondo rappresenta un modo di essere, diversi tra loro ma con un comune denominatore: pensare a sé stessi, al proprio ruolo e a trarre vantaggio e profitto. Ad eccezione dell’ubriacone che beve per dimenticare la vergogna di bere.
L’unico vero amico del Piccolo Principe è il pilota, che incontra nel deserto a causa di un avaria ed al quale racconta del suo pianeta e della sua passione per il disegno che però ha dovuto abbandonare a poco più (o forse poco meno) di sei anni. Perché un bambino deve capire quali sono le sue passioni e se vede che non c’è modo di svilupparle, appassionarsi ad altro. Una visione amara della scoperta dei limiti che a quell’età dovrebbero non esistere, nella voglia di scoprire ed esplorare.
Il personaggio più importante tuttavia per il Piccolo Principe non è il suo pianeta, per la precisione l’asteroide B 612 (perché se non gli dai un nome, gli adulti potrebbero credere che non esiste!) ma è la sua rosa.
Lei, tanto esigente e vanitosa. La curava e la custodiva gelosamente anche se con lei non era mai riuscito ad avere un rapporto profondo. Sapeva di non essere capace di dimenticarla, nemmeno quando lasciò il suo pianeta per andare in cerca di un amico, anche uno solo. Non poteva fare a meno di lei per il semplice motivo che lui ne era responsabile. Tornava quindi ogni volta ad occuparsene di nuovo e ancora. Nonostante le sue spine.
Il libro termina con l’accettazione della morte da parte del piccolo protagonista, che in realtà la cerca, non per soccombere ad essa né subirla. Ha infatti voluto accoglierla, grazie al morso letale del suo amico serpente, come un atto dolce e senza dolore né rumore, cadendo a terra sulla sabbia del deserto. Questo per tornare dalla sua rosa, sul suo pianeta. O almeno lì si pensa sia volato.
Il Piccolo Principe fu pubblicato nel 1943 a New York, dedicato all’amico Léon Werth. Dopo pochi mesi lo scrittore partì in missione per sorvolare la Baia degli Angeli (Saint Raphaél, Francia). Né il suo aereo, né il suo corpo furono mai ritrovati.
La nostra recensione
Parlare di questo libro è una carezza al cuore per chi lo fa e per chi l’ascolta. Con tanta umiltà, la stessa che aleggia intorno al Piccolo Principe. Un bambino che pone domande ingenue, dettate dalla sua voglia di scoprire, che spesso si meraviglia delle risposte dei grandi e del loro modo di ragionare legato solo alla logica ed al ritorno personale.
Il suo viaggio per i pianeti è una disamina delle caratteristiche di tanti esseri umani: l’egocentrismo, la mania di accumulare denaro, il potere del controllo così come la vergogna, il vizio e l’irascibilità. Tutto è così impalpabilmente semplificato dalle riflessioni del Piccolo Principe davanti agli eventi. Spesso frustrato dall’incapacità di un adulto di vedere un elefante dentro a un serpente o di disegnare una capra.
Questo libro per me è come un piccolo scrigno dal quale attingere quando ci sentiamo persi negli eventi e non vediamo nitida davanti a noi la strada. Rileggerlo è come spolverare la mente e sospirare ammettendo che a volte è davvero così semplice vivere. Con poche cose forse, ma con qualche legame forte e genuino. Come l’amicizia della volpe per il Principe e il suo amore incondizionato per la sua rosa. L’una da addomesticare e l’altra da curare, tenendola al sicuro dal freddo sotto una campana di vetro. Una rosa tanto vanitosa, esigente, che non ricambia apertamente il suo amore e tuttavia lo tiene legato a sé.
Proprio questo libro ha ispirato Giulia Bezzi sino a fondare LeROSA, il progetto della sua SeoSpirito Società Benefit srl, che si occupa di prendersi cura delle donne, tenerle per mano e, insieme, aiutarle a creare il benessere di cui hanno bisogno: personale ed economico. Tutto ciò è reso possibile dalla condivisione e dal “tenersi strette e vicine” – come dice spesso Giulia – creando una rete così forte e fitta di LeROSA, da non lasciarne cadere giù nessuna. Esattamente nella maniera in cui recita il pay-off di LeROSA: “Ascoltare. Collaborare. Sorridere.”
Quando le chiedono “Ma in fondo, a te, chi te lo fa fare?” immagino che lei si senta in cuor suo un po’ come il Piccolo Principe. Rose timide, a volte più vanitose, altre con le spine e altre tristi di averle, ma tutte bisognose di attenzioni e di cure per azzerare quello che comunemente viene chiamato gender gap. Per prima cosa lavorando sul proprio mindset, formazione e ricollocazione professionale in taluni casi, sul far cultura del bene che possiamo volerci e che possiamo fare l’una all’altra stando insieme.
Ho regalato una copia di questo libro a mia nipote per il suo decimo compleanno, la mia personale l’ho prestata e non è tornata indietro (tuttavia ne ero felice perché forse avrà ispirato qualcuno). Poi ho partecipato alla pesca della festa di Natale della scuola delle mie figlie e, come premio, ho ricevuto una copia de Il Piccolo Principe! Alla prima pagina ho trovato questa dedica, lo stesso augurio che io faccio a te, che stai leggendo il mio articolo.
“A chi vincerà questo libro.
Perché tu possa conservare per sempre un po’ del bambino meraviglioso che sei! Ti vogliamo bene!”.
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Frasi da non dimenticare de Il Piccolo Principe
– “Le spine a cosa servono?”
– “Le spine non servono a niente, è pura cattiveria da parte dei fiori”
– “Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui. Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine…”.
“Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti!”.
“Non ci fu che un guizzo giallo vicino alla sua caviglia. Rimase immobile per un istante. Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia.”
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Dopo aver scritto de Il Piccolo Principe ammetto che per me non è facile consigliare altri libri che possano esserne al pari. Se trovare la tua strada e sentirti parte di qualcosa è ciò che desideri, ti suggerisco due libri di Simon Sinek: “Partire dal perché” e “Insieme è meglio”, quest’ultimo illustrato e semplice con messaggi importanti.
“Solo chi ha coraggio osa chiedere aiuto, solo chi ha un cuore non ha paura di donarlo.”