La cena del cuore di Beatrice Masini: recensione
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“La cena del cuore. Tredici parole per Emily Dickinson” di Beatrice Masini è un piccolo e delizioso libro che ci introduce al mondo incantato e poetico di Emily Dickinson, la più famosa poetessa americana dell’Ottocento.
Il genere biografico non riscuote grande successo né tra i giovani né tra i meno giovani e, stando alle rilevazioni statistiche delle associazioni degli editori, sembra che solo le vicende di personaggi del mondo della musica e dello spettacolo interessino il grande pubblico.
Eppure sono convinta che questo libro vi conquisterà fin dalla prima pagina e lo leggerete in un soffio.
Trama di “La cena del cuore” di Beatrice Masini
Il racconto si snoda attorno a dodici parole chiave, che vi condurranno nel complesso labirinto della vita e delle opere di Emily Dickinson e che restituiscono il ritratto di una donna fragile, sensibile e profondissima e di una grande poetessa, pressoché ignorata dai suoi contemporanei.
Nel primo capitolo, intitolato Casa, l’autrice ci parla dell’Homestead di Amherst, Massachusetts, dove Emily nacque e visse la maggior parte della sua vita, uscendo rare volte e solo per far visita ai parenti. Nel secondo, intitolato Ritratto, ce la descrive fisicamente e la vedrete bambina, ritratta in un quadro, e adolescente, immortalata da un dagherrotipo, cioè una delle prime fotografie.
Seguono altri capitoli – Pietre, Cani, gatti e il resto, Famiglia, Amore – che ricostruiscono gli eventi salienti della vita della poetessa e alternano strofe di sue poesie, fino a restituire, tassello dopo tassello, un ritratto delicato e sofferente di una Donna-Poetessa tanto dotata quanto fragile.
Così ripercorriamo con la Masini il periodo che Emily trascorse al College di Mount Holyoke, una delle prime scuole femminili americane. Poi la ritroviamo a Homestead, dove dedica la maggior parte del suo tempo a prendersi cura degli animali, a cercare pietre e fossili e a riempire gli erbari di piante e fiori, che cita spesso nelle sue poesie.
Scrivere, leggere, scrivere è il capitolo dedicato alle due grandi passioni di Emily: la lettura e la scrittura, non solo di poesie, ma anche di tantissime lettere inviate a parenti, conoscenti e anche a sconosciuti corrispondenti.
Schiva e modesta, Emily passò quasi tutta la sua vita tra quattro mura: non si sposò mai, ebbe scarsissime amicizie e dedicò la sua esistenza alla famiglia e alle poesie.
Nonostante ciò, in vita non ebbe alcun riconoscimento: le sue poesie così semplici e il suo linguaggio così spontaneo non erano conformi al gusto dell’epoca.
Morì nello stesso luogo in cui era nata ed aveva vissuto, ad Amherst, il 15 maggio 1886, all’età 55 anni. Volle andarsene in una bara bianca, coperta delle sue amate violette. Lasciò come unica eredità 1.800 poesie, che ne fanno la più grande poetessa americana del XIX secolo.
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La nostra recensione
“La cena del cuore” è la frase di Emily Dickinson che dà il titolo al libro e che lo conclude. E’ tratta da una lettera di Emily all’amica Mrs. Holland: “Dopo che fosti partita, venne l’affetto. Alla cena del cuore invitiamo le persone che ci sono più care. Che possano sempre dividere il pane e l’acqua, o il vino, con noi. Non è necessario che ci siano sempre, vere e vive e concrete, attorno a un tavolo. Magari sono lontane, o sono andate via. Ma se pensiamo a loro, se ci sono necessarie, è come se le invitassimo ancora e ancora a mangiare con noi, a restare con noi…”
Cosa voleva dire, di preciso, Emily a Mrs. Holland?
A una prima lettura, qualcosa che riguardava la loro amicizia o forse qualcosa di intimo, che riguardava Emily e il suo stare con gli altri.
Oppure la cena del cuore è proprio la poesia, che arriva al cuore quando ce ne siamo allontanati e che nutre il nostro spirito come fosse pane, acqua e vino.