Ludovico Ariosto scrittore, biografia
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Ludovico Ariosto è considerato il poeta più importante del Rinascimento sia nel panorama italiano che in quello europeo.
La sua opera più famosa, l’Orlando Furioso, è uno dei più conosciuti poemi cavallereschi rinascimentali. L’opera, scritta con equilibrio e armonia, è divenuta subito famosa e la sua notorietà è durata nel tempo.
La vita
Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia l’8 settembre 1474. Suo padre Niccolò Ariosto è il capitano della città, al servizio di Ercole I d’Este, duca di Ferrara.
Durante gli anni della giovinezza, suo padre ricopre incarichi diversi girando tra Reggio, Rovigo, Modena e Ferrara. Ludovico Ariosto, primo di dieci fratelli, segue spesso il padre nei suoi spostamenti, affiancato da pedagoghi e grammatici che ne curano la formazione.
Nel 1490 la famiglia Ariosto si trasferisce definitivamente a Ferrara.
Per volontà paterna, Ludovico si iscrive all’università per affrontare lo studio delle discipline giuridiche, mentre lui vorrebbe dedicarsi alla letteratura.
Non ci si immagina neppure quanti siano i letterati che erano stati avviati allo studio del diritto dai genitori, i quali erano certi che una laurea in legge garantisse una vita migliore rispetto a quella offerta da arte e letteratura!
Ma la passione spinge Ludovico Ariosto a nutrire la sua anima con le arti letterarie tanto che, quando può, segue una compagnia teatrale e prende parte anche ad alcune rappresentazioni.
In quel periodo conosce anche Pietro Bembo, umanista e famosissimo poeta italiano dell’epoca; con lui coltiva un’amicizia che sarà destinata a durare nel tempo.
Nel 1494 Ludovico riesce ad abbandonare la giurisprudenza: consapevole della sua passione il padre gli permette di dedicarsi agli studi umanistici. La sua dedizione per la cultura e le lettere dà i suoi frutti perché quattro anni dopo Ludovico Ariosto viene accolto alla corte di Ercole I d’Este, signore di Ferrara, un mecenate che ama circondarsi dei più grandi letterati e artisti della sua epoca.
Nel 1500 muore il padre Niccolò e per Ludovico Ariosto la vita si fa difficile. Non solo deve trovare una via di sostentamento per sé, ma è anche costretto a prendersi cura sia della numerosa famiglia che dei possedimenti della stessa. Si allontana così da Ferrara per gestire i poderi che la famiglia Ariosto possiede nel reggiano. Purtroppo le rendite che ne derivano non sono sufficienti per mantenere la famiglia.
Nel 1502 accetta l’incarico di capitano presso La Rocca di Canossa, incarico che gli viene affidato proprio dalla famiglia Este.
Con abilità Ludovico Ariosto sistema le cose di famiglia e l’anno successivo rientra a Ferrara e viene accolto alla corte della famiglia Este che, come tutte le corti italiane ed europee dell’epoca, ama circondarsi di artisti e intellettuali per ostentare al mondo la propria potenza.
Nei primi anni del Cinquecento gli viene offerta la possibilità di porsi al servizio del Cardinale Ippolito d’Este. Per questo però è necessario che lui prenda gli ordini minori e assuma lo status di chierico. Ludovico Ariosto, come aveva fatto duecento anni prima Francesco Petrarca, non avendo alternative, fa di necessità virtù e prende i voti.
Ma Ludovico non è molto soddisfatto perché non solo non ha alcuna vocazione religiosa, ma non ama neppure gli incarichi diplomatici che gli vengono assegnati. Preferisce, di gran lunga, dedicarsi allo studio dei classici e alla scrittura.
La sua vita si alterna tra compiti di corte e attività letteraria e, nonostante gli impegni, in questo periodo pubblica alcune commedie e la prima edizione dell’Orlando Furioso.
Anche l’amore entra nella sua vita, anche se la sua condizione non glielo consentirebbe: conosce Alessandra Benucci, una donna maritata con cui inizia una relazione clandestina. I due arriveranno anche a sposarsi, ma segretamente, molti anni dopo, quando Alessandra rimarrà vedova.
Nel 1517 il cardinale Ippolito d’Este viene inviato in Ungheria, ma Ludovico non ha alcuna intenzione di seguirlo. Per questo perde l’impiego a corte; ma l’anno successivo il duca Alfonso lo richiama a corte. Qui pubblica la seconda edizione del Furioso.
Nel 1522 viene inviato come governatore in Garfagnana, una regione da poco entrata nei possedimenti estensi per placare i violenti conflitti che sono accesi tra parti avverse. Il duca Alfonso è certo che Ludovico Ariosto possa riuscire a pacificare i contendenti. E i fatti gli danno ragione: Ludovico Ariosto riesce a
- placare gli animi,
- far conciliare le parti,
- governare con fermezza ed equilibrio.
A incarico concluso il poeta rifiuta di continuare con questo tipo di attività: Ludovico Ariosto vuole solo dedicarsi alla scrittura e farsi circondare da amici e affetti familiari. E così, negli ultimi anni della sua vita Ariosto può finalmente dedicarsi sempre più alle lettere. Le sue opere sono molto apprezzate ed è riconosciuto ovunque come poeta.
Muore a Ferrara il 6 luglio del 1533.
Durante la sua vita ebbe due figli: il primo non venne mai riconosciuto mentre al secondo fu amato e cresciuto dal padre.
Periodo storico e letterario
Ludovico Ariosto vive tutta la sua vita nel Rinascimento, un periodo di grande cambiamento che sviluppa un nuovo modo di concepire il mondo e l’uomo che lo abita.
Tra Quattrocento e Cinquecento, molte novità ampliano gli orizzonti dell’uomo tanto da pensare che alla fine del Quattrocento sia finita un’epoca, il Medioevo.
Quali sono gli eventi di rottura che inducono gli storici a distinguere tra Medioevo e Età Moderna?
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1453 – La caduta di Costantinopoli – L’impero ottomano si espande e arriva alle soglie dell’Europa. Molti intellettuali greci e bizantini fuggono e approdano in Italia con il loro bagaglio di libri antichi e di cultura e dalla lettura e analisi dei testi antichi deriva la riscoperta dei classici e la nascita di una nuova scienza: la filologia.
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1455 – Johannes Gutenberg inventa la stampa a caratteri mobili. Da questo momento in poi la diffusione delle opere scritte diventa più agevole e rapida. Il primo libro stampato è la Bibbia latina, detta Vulgata, che era stata tradotta dal greco nel V secolo.
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1492 – Cristoforo Colombo approda con le sue caravelle nel Nuovo mondo e gli orizzonti dell’Europa si ampliano: economia e politica, che per secoli avevano il Mediterraneo come cardine, si aprono verso l’oceano Atlantico. Le risorse del nuovo mondo vengono saccheggiate in modo progressivo da parte dei paesi europei e le popolazioni indigene convertite e massacrate dall’uomo bianco.
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1492 muore Lorenzo de Medici, detto il Magnifico che, grazie alla sua abilità diplomatica, aveva garantito stabilità politica agli stati della penisola italica. Con la sua morte si aprono conflitti tra le corti italiane di cui approfittano i dominatori stranieri:
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- l’area lombarda passa sotto il controllo dei francesi,
- il Sud viene dominato dagli spagnoli.
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1517 – Martin Lutero affigge sulla porta del duomo di Wittenberg un elenco di 95 questioni riguardanti la corruzione della chiesa di Roma, da sottoporre al dibattito pubblico, dando l’avvio alla scissione della chiesa tra cattolici e protestanti. Le sue 95 tesi vengono diffuse molto rapidamente nel mondo tedesco grazie alla stampa.
Nelle corti italiane le signorie, che acquistano il loro potere con le armi, vogliono ostentare il proprio potere con la magnificenza dell’arte nelle sue forme più varie.
Una delle corti più munifiche è quella degli estensi da Ferrara che invitano alla loro corte i più importanti uomini della loro epoca: giuristi, diplomatici, intellettuali, pittori, scultori, musicisti, e letterati.
Questi, definiti cortigiani, vivono presso la corte del signore e prestano il loro servizio, pagati, per dar lustro alla casata. C’è chi risolve incombenze e chi onora con l’arte la casata ospite. Molti pittori, come Mantegna e Piero della Francesca dipingono le loro opere per gli estensi.
Ludovico Ariosto, per celebrare la stirpe estense, nel suo Orlando Furioso inserisce una linea narrativa, quella di Ruggiero e Bradamante, con il chiaro scopo di onorare la famiglia Este. Infatti dall’amore di questi due eroi, l’unico amore destinato al successo, nascerà capostipite degli estensi.
Le opere più importanti di Ludovico Ariosto
La produzione letteraria di Ludovico Ariosto è ricca e varia. Tra le sue opere più importanti troviamo rime, satire, testi teatrali e naturalmente il poema epico Orlando Furioso.
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Sotto il titolo Rime sono raccolti tutti i componimenti poetici scritti in rima, in lingua volgare. Molte sono le forme utilizzate da Ariosto: sonetti, madrigali, canzoni e testi in terza rima (quella usata da Dante) in cui racconta di sé.
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Le Satire sono opere a carattere morale e comico che hanno lo scopo di criticare i comportamenti e la politica. Si tratta di sette testi scritti in terzine di endecasillabi in forma epistolare. Le sono lettere indirizzate ad interlocutori reali. Ariosto prende spunto dal modello offerto da Orazio, poeta latino, che ha reso grande tale genere. In queste satire Ariosto parte da eventi autobiografici per delineare la sua visione del mondo:
- dichiara la sua intenzione di lasciare l’incarico presso il cardinale Ippolito;
- tesse le lodi della vita pacata e dedita alle lettere;
- lamenta la lontananza dalla donna amata e le fatiche connesse ai suoi incarichi.
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Appassionato di teatro fin dalla gioventù, Ludovico Ariosto scrive a soli 19 anni la Tragedia di Tisbe ora perduta. In seguito mette in scena opere tratte da commedie di successo di Plauto e Terenzio. Ariosto non si limita a scriverne il testo e a recitare qualche parte, ma ne cura anche regia e scenografia. Incoraggiato dal successo scrive alcune commedie originali:
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La Cassaria, I suppositi, e Il negromante sono scritte in prosa in volgar lingua,
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I studenti, che rimane incompiuta, e La Lena sono invece in versi.
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In queste commedie l’autore mette in scena un mondo popolato non da nobili, ma da servi, prostitute e furfanti. Ludovico Ariosto presenta i ferraresi come una popolazione diffidente ed egoista interessata solo al profitto.
Per quanto riguarda la forma, con le sue opere Ariosto detta le regole della drammaturgia: cinque atti che si snodano su un apparato scenografico spettacolare e sfarzoso, alla realizzazione del quale concorrono tutte le arti, dalla pittura alla scultura, dalla musica alla danza.
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L’Orlando Furioso
Presso la corte di Ferrara la vita militare e gli onori guerrieri hanno un grande rilievo visti i frequenti scontri tra eserciti stranieri che insanguinano le terre padane.
Questo contesto storico favorisce la diffusione dei poemi cavallereschi centrati sulle gesta dei Paladini di Carlo Magno. In tali opere si celebrano le virtù eroiche di Carlo Magno e dei cavalieri della tavola rotonda. A questo tema si uniscono le imprese di Re Artù, gli incantesimi di mago Merlino e gli amori dei cavalieri della tavola rotonda.
Dopo la metà del Quattrocento proprio in terra Ferrarese molte opere a tema militare vengono cantate sulle pubbliche piazze e a fine Quattrocento Matteo Maria Boiardo aveva scritto un’opera cavalleresca intitolata Orlando innamorato, che era però rimasta incompiuta.
Ludovico Ariosto decide quindi di proseguire l’opera narrando le vicende del prode Orlando dal punto in cui Boiardo si era interrotto.
L’opera è molto complessa e difficile da sintetizzare in quanto in essa si intrecciano tre filoni narrativi.
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L’amore di Orlando per Angelica e la follia da cui Orlando viene travolto dopo aver scoperto il tradimento di Angelica.
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Le vicende di Ruggiero e Bradamante, che racchiudono il tema encomiastico, cioè l’encomio alla famiglia Este.
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La guerra tra i franchi e i saraceni.
Ludovico Ariosto scrive il poema in ottave di endecasillabi. L’ottava è una strofa di otto versi che ha una struttura fissa delle rime: ABABABCC, dove le rime sono alternate nei primi 6 versi e baciate negli ultimi due.
Si tratta di una forma poetica molto diffusa e che quindi risulta subito familiare al pubblico.
Ma Ariosto integra delle novità che decretano il successo dell’opera:
- il Furioso è scritto in volgare, una lingua a cui tutti possono accedere;
- è un testo divertente e leggero che affascina nobili cortigiani e popolani;
- tiene incollati i lettori perché Ludovico Ariosto riesce molto spesso a creare suspense: l’autore infatti fa uso dei sapiente sospesi, cioè interrompe le varie vicende nei momenti topici per far procedere altre linee narrative;
- la magia, che tanto appassiona il pubblico di ieri e di oggi, condisce tutte le vicende;
- lo stile narrativo è immediato e naturale e, chi legge o ascolta, ha la sensazione di “vedere” quello che accade;
- non manca la comicità: la scena della follia di Orlando è davvero divertente!
Pensiero e poetica dell’Ariosto
Il sogno di Ludovico Ariosto è quello di potersi dedicare allo studio e alla letteratura.
Purtroppo la sua situazione finanziaria non è tale da potergli permettere di vivere di rendita. Per questo, dopo la morte del padre, si sente costretto a prendere gli ordini minori, condizione che gli garantisce un sussidio economico.
Accetta così di lavorare per la famiglia Este, ma continua a sognare di potersi dedicare solo alle amate lettere. Negli incarichi che gli vengono assegnati è molto apprezzato perché mostra grande equilibrio e competenza, ma non è quella la vita che sogna. Lui vorrebbe godere della libertà di dedicarsi alle lettere, ma l’unica libertà che si può concedere è nella scrittura.
E così, sia nelle Satire che nel Furioso, il poeta sguinzaglia la sua penna e mette sulla carta sogni, desideri e riflessioni esistenziali e condisce il tutto con sapiente ironia e, a volte, con travolgente comicità. E così Ludovico Ariosto riesce a sollevarsi dalle fatiche quotidiane mentre i suoi eroi si muovono in un mondo dominato dal destino bizzarro: le vicende che coinvolgono i suoi personaggi, si intrecciano in un labirinto in cui è facile perdersi. E la sua narrazione diventa così labirintica e intrigante, profonda e strabiliante.
Ludovico Ariosto nello sperimentare stili poetici nuovi
- inventa la suspense,
- intreccia tradizioni antiche e modelli moderni,
- riflette tramite i suoi personaggi fantasiosi, sull’essenzialità del vivere.
Dall’osservazione delle vicende umane Ludovico Ariosto deduce che, spesso, gli eventi della vita disorientano l’uomo e che è inutile cercare onori e ricchezze, che dipendono essenzialmente dal capriccio della dea Fortuna. L’unica via d’uscita è quella di moderare i propri desideri e cercare di trovare la pace interiore.
Per Ludovico Ariosto il modo migliore per trovare la pace è la Nobile attività intellettuale, l’otium letterario cantato dai latini. Il poeta ritiene che sia inutile cercare la felicità al di fuori di sé stessi perché, se facciamo così, siamo destinati all’infelicità.
Il personaggio di Angelica è la rappresentazione di tale inutile ricerca: tutti la amano e tutti restano delusi. Addirittura Orlando ne impazzisce.
La bella Angelica, dal canto suo, non si lascia sedurre dallo sfarzo e dalla ricchezza dei grandi ma si innamora di un semplice fante, nessun potere, solo amore.
Questo è il messaggio che il poeta ci invia attraverso i secoli: la vera felicità si trova dentro di noi, negli affetti domestici e nelle relazioni quotidiane.
Ma un ingrediente prezioso della ricetta della felicità si trova nella fantasia, quella fantasia che ci fa sognare, che ci fa ridere e che ci aiuta a trovare quella pace di cui ognuno di noi ha bisogno.