Stefania Mancini attivista Gender Gap intervista

Stefania Mancini attivista gender gap

Stefania Mancini, attivista gender gap, in questa intervista ci racconta con grande umiltà la sua straordinaria storia; spero che il suo racconto e i suoi consigli sapranno affascinarti tanto quanto hanno affascinato me.

Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere Stefania inizialmente su LinkedIn; attratta dai suoi interessanti e imperdibili articoli e post sul gender gap, argomento tra gli altri che mi stanno molto a cuore, non ho esitato a chiederle di essere intervistata per il nostro magazine LeROSA.

La ringrazio, pertanto, per avermi concesso il suo tempo e il suo racconto di vita che vi dedico con tutto il cuore; e, perché no, essere un po’ di esempio: una sorta di incoraggiamento a prodigarci sempre per abbattere qualunque barriera ci troviamo di fronte, a maggior ragione se le barriere ostacolano la crescita professionale ed economica di noi donne. E non solo.

Il tempo che mi ha dedicato è letteralmente volato: ascoltare la sua storia, così come i suoi attuali progetti, mi hanno rapito; è stata una bella, lunga e piacevole chiacchierata prima di tutto a livello umano e poi molto formativa dal punto di vista professionale.

Ma lascio subito la parola a lei, Stefania, protagonista indiscussa di questo articolo.

Pioniera della sanità digitale e attivista per i diritti delle donne, Stefania Mancini ha co-fondato tre aziende innovative nel settore tech, tra cui I-Tel srl Società Benefit, dedicata alla sanità digitale.

La sua unicità risiede nella capacità di unire competenze tecnologiche e sensibilità umanistica, coronata da una laurea in lettere conseguita a metà dei suoi cinquant’anni. Premiata tra le Inspiring Fifty come una delle 50 donne di riferimento in Italia per la tecnologia, oggi collabora attivamente con le Istituzioni, dedicandosi a tempo pieno all’attività di advocacy per la parità di genere.

La parità di genere, infatti, resta ancora un traguardo lontano con statistiche che parlano di ancora oltre 130 anni per colmare il divario attuale. Pazzesco!

In questo scenario complesso, l’esperienza di Stefania emerge come esempio illuminante di come l’imprenditoria femminile possa essere un potente strumento di cambiamento sociale, unendo innovazione tecnologica e impegno per l’equità di genere.

Come vivi il tuo ruolo di Imprenditrice?

Fare impresa è una delle cose più belle al mondo“, afferma sicura Stefania Mancini, che ha dedicato oltre tre decenni all’imprenditoria, costruendo una brillante carriera soprattutto nel settore della sanità digitale, dove è stata una vera pioniera; iniziato il suo percorso a 30 anni, ha guidato la sua ultima azienda fino allo scorso anno.

Lo dico con orgoglio: lavorare nella sanità è una vera e propria missione, con un impatto fortissimo sul sociale. Quando sviluppi sistemi per i pazienti, ti prendi cura del loro benessere in un momento di particolare fragilità. Non sono semplici utenti di un sistema informatico: sono persone che affrontano una condizione di malattia, un peso che grava sulle loro spalle. Per questo i nostri sistemi software dovevano essere più che perfetti, essere accoglienti e svolgere una funzione di accompagnamento. È proprio questa la bellezza del fare impresa, soprattutto in questo settore: creare soluzioni che fanno davvero la differenza nella vita delle persone.

La sua visione dell’imprenditoria è poi andata oltre il semplice profitto, incarnando un approccio che integra responsabilità sociale e sostenibilità.

La svolta significativa nel suo percorso è arrivata con la decisione di trasformare la sua ultima azienda in società Benefit, una scelta che ha permesso di strutturare in modo più organico l’impegno sociale dell’impresa. “Non puoi dire che fino alle 18 sei imprenditore sostenibile e poi dalle 18 in poi vai a fare il disperato“, sottolinea Mancini, evidenziando come i valori aziendali debbano necessariamente rispecchiare quelli personali e viceversa.

Il suo approccio alla gestione aziendale si è sempre basato sulla creazione di una comunità lavorativa positiva, dove i dipendenti non sono mai stati considerati semplici risorse ma parte integrante di un progetto comune. “Non ho mai avuto dipendenti“, afferma, riferendosi proprio alla sua filosofia di considerare ogni collaboratore come parte essenziale del team.

Quali sono gli scogli che hai dovuto superare?

Nel suo percorso imprenditoriale Stefania Mancini, attivista gender gap, in questa intervista identifica la burocrazia come il principale ostacolo per fare impresa in Italia, un problema che accomuna tutti: imprenditori e imprenditrici. Tuttavia, la sua esperienza personale nel settore è stata caratterizzata da una peculiarità: “fortunatamente” non ha mai subito discriminazioni di genere evidenti.

La competenza è importantissima“, sostiene Mancini, evidenziando come la preparazione professionale e la leadership siano stati elementi chiave per superare potenziali barriere di genere. Il suo approccio basato sulla professionalità e sull’empatia le ha permesso di stabilire relazioni professionali solide, trasformando clienti e fornitori in partner di sviluppo.

Questo percorso si è arricchito nel tempo attraverso un impegno che va oltre la semplice gestione aziendale.

Stefania Mancini felicissima in senato
Stefania Mancini felicissima in senato

La sua presenza nel Comitato guida dell’Associazione Inclusione Donna, il ruolo di delegata al Forum Open Gov e la partecipazione al Comitato Donne e Giovani del Ministero del Lavoro hanno contribuito a costruire un’autorevolezza che trascende il ruolo imprenditoriale. “Non sono semplici etichette“, sottolinea Mancini, “ma testimonianze concrete di un modo di fare impresa che guarda al benessere collettivo, dove il profitto diventa strumento per generare impatto positivo a 360 gradi”.

Ed è solo di qualche giorno fa la notizia di Stefania Mancini in qualità di co-fondatrice della FEDERAZIONE STEM: Federazione Sindacale Italiana delle Professioni STEM, con l’obiettivo di associare ed organizzare le donne e gli uomini che operano nell’ambito delle Professioni STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics), ma anche tutti coloro che, a diverso titolo, contribuiscono all’innovazione e alla ricerca per lo sviluppo del Sistema Paese (direttiva 2014/24/UE).

Donne e imprenditoria: quali sono le difficoltà?

Le sfide dell’imprenditoria femminile sono molteplici e complesse. “La solitudine è ciò che si patisce di più“, rivela Mancini, sottolineando come questa condizione accomuni sia imprenditori che imprenditrici. “È una solitudine profonda perché l’azienda è tutta sulle tue spalle, sei tu che devi prendere le decisioni finali, nel bene e nel male. Anche se hai dei collaboratori, alla fine la responsabilità ultima ricade sempre sull’imprenditore, e questo peso nel tempo diventa sempre più gravoso“.

La soluzione, secondo la sua esperienza, risiede nella creazione di network e nella partecipazione attiva ad associazioni di categoria. “Essere parte di un network, partecipare attivamente alla vita associativa mi ha dato un grande supporto“, confessa. “Ha alleggerito quel senso di isolamento che spesso accompagna il ruolo imprenditoriale“.

Un altro aspetto cruciale riguarda la rappresentanza femminile nei ruoli apicali. “I numeri sono chirurgici“, afferma Mancini, riferendosi alle statistiche che mostrano ancora un significativo gap di genere nelle posizioni di leadership. “I numeri sono una fotografia, quando vedi determinate percentuali non puoi più dire ma le donne sono dappertutto, perché non è così.

E continua “Noi tra l’altro combattiamo tantissimo queste nomine, tutta il maschile, uno anche non più tardi di due settimane fa, un ennesimo comitato, un authority peraltro come garante per la disabilità, argomento dove di solito le donne sono in eccellenza, perché nel bene e nel male la cura ricade sempre sulle nostre spalle. Così come anche uno degli ultimi convegni intitolato Stati Generali della Natalità: tutti i uomini (ma guarda!) ce ne sono in continuazione. Noi su LinkedIn li identifichiamo con l’hashtag #convegnomini, trovate tutti i post di denuncia con tanto di foto, di nomi, di organizzazioni. Panel completamente condotti e declinati al maschile“.

E, poi, prosegue: “Considera che noi, tra l’altro, prima di evidenziare pubblicamente questo ossimoro, noi contattiamo l’organizzazione, diciamo, guardate, riequilibrate i panel, mettete a posto le cose. E, guarda caso, sistematicamente le giustificazioni sono sempre: le donne non le abbiamo trovate, le donne le abbiamo invitate ma ci hanno detto di no e quant’altro del genere.”

La sua esperienza attuale nel campo dell’attivismo per la parità di genere conferma come anche nelle piccole azioni si possa lavorare per promuovere politiche più inclusive.

3 Consigli per vivere bene come imprenditrice?

Basandosi sulla sua lunga esperienza, Stefania Mancini offre tre preziosi consigli per le imprenditrici:

Etica e trasparenza: fondamentali per costruire relazioni di fiducia con collaboratori e clienti. “Noi donne abbiamo questa capacità più sviluppata“, sottolinea Mancini, “siamo in grado di creare un ambiente di lavoro sano e inclusivo, ma allo stesso tempo produttivo. La trasparenza favorisce la chiarezza, aiuta nella risoluzione dei conflitti e permette di sviluppare partnership durature”.

Networking e collaborazione: è essenziale costruire una rete di supporto attraverso l’associazionismo e la partecipazione a network professionali. Questo permette di condividere esperienze, risorse e opportunità, creando un ecosistema collaborativo che va oltre la singola impresa.

Formazione continua: l’aggiornamento costante delle competenze è cruciale. La storia personale di Mancini, coronata da una laurea conseguita a 58 anni e dall’attuale ruolo di docente universitaria, dimostra come non sia mai troppo tardi per investire nella propria crescita professionale.

Stefania Mancini felicissima alla laurea
Stefania Mancini felicissima alla laurea

Per lavorare bene, un’impresa femminile deve cambiare approccio“, sostiene Stefania Mancini, “Oggi è fondamentale creare sinergie tra diversi attori: istituzioni, organizzazioni non profit, laboratori e aziende devono far parte di un macrosistema dove si possa favorire non solo la responsabilità sociale, ma garantire una crescita economica sostenibile nel lungo termine. Questo vale per le imprese femminili e per tutti gli stakeholder coinvolti, dai collaboratori ai fornitori”.

Il percorso verso la parità di genere nel mondo dell’imprenditoria richiede impegno costante e determinazione.

L’esperienza di Stefania Mancini, attivista gender gap, dimostra con questa intervista come sia possibile coniugare successo imprenditoriale e impegno sociale, creando un impatto positivo sulla società. Concludendo, come lei stessa afferma: “Il cambiamento richiede una crescita culturale che deve includere uomini e donne”, una trasformazione necessaria per costruire un futuro più equo e sostenibile.

Sperem!