General management: cos’è e perchè è così importante
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L’attività di general management, per noi italiani di direzione generale, è strategica e fondamentale per la conduzione e il successo di ogni organizzazione, qualunque siano la sua dimensione e il settore in cui opera.
Chi si occupa del general management di un’azienda ha ricevuto l’incarico di dirigere, supervisionare e coordinare tutte le attività aziendali, organizzate e pianificate sulla base delle strategie precedentemente definite dall’amministratore delegato o dal consiglio di amministrazione.
Ecco perchè è un’attività così importante: il general manager ha il compito di mettere in atto un piano tattico, che guiderà ogni settore dell’azienda verso obiettivi di breve e medio termine, coerenti con la strategia dell’impresa.
In questo articolo, parleremo dell’importanza del general management, delle professioni ad esso legate, delle competenze trasversali utili a svolgere efficacemente questa professione e infine in quali scuole ci si può formare per diventarlo.
Dal punto di vista tecnico, al general manager sono richieste competenze e caratteristiche che riguardano l’execution, cioè l’insieme dei processi che mettono a terra la strategia e la trasformano in attività pratiche, quotidiane, mirate al perseguimento degli obiettivi dell’azienda.
Il general manager conosce perfettamente la propria struttura, le persone, i processi, il prodotto o servizio e il settore nel quale l’impresa opera. Chiede, si informa, con umiltà e curiosità pone domande per comprendere se ciò che si sta facendo e come lo si fa ha senso ed è funzionale al risultato atteso.
Ricerca continuamente stimoli rispetto al miglioramento di ogni singolo processo, con l’intento di:
- fare performare bene l’azienda, soddisfacendo le esigenze del cliente;
- semplificare le attività svolte, snellendo le procedure e togliendo qualche mal di testa agli operativi;
- ottimizzare i tempi, riducendo i costi.
Ecco perchè la sua attività è importante: in contesti economici come quelli in cui ci troviamo ad operare oggi, dove l’offerta è tanta e la competizione è agguerrita, riuscire ad abbattere i costi occulti e a migliorare il servizio al cliente non è solo la via della sopravvivenza, ma è pure la via del successo e dell’auto-affermazione dell’azienda sul mercato.
Le professioni legate al general management
Sono dell’idea che quando una persona ha compiuto una carriera a spirale, occupandosi di ambiti diversi all’interno di una o più aziende, ancor più se di settori diversi, possa essere un ottimo candidato per il general management.
L’aver sperimentato altri ruoli di responsabilità, permette infatti di aggiungere alle proprie conoscenze, cioè al sapere appreso nel proprio percorso di studi e nelle successive esperienze professionali, anche il saper fare.
Il saper fare del manager è la capacità di applicare tali conoscenze per la soluzione di problemi e il perseguimento degli obiettivi che gli sono stati affidati.
Si aggiungono poi le competenze, cioè il saper essere, dunque la capacità di adattarsi al contesto, scegliendo consapevolmente le abilità da mettere in campo a seconda delle circostanze.
Dunque, a qualunque ambito o professione venga legata, è proprio la parola management che caratterizza il tipo di approccio che un manager deve avere.
Il general manager è innanzitutto un gestore di persone, un riferimento, una guida affidabile che sa prendere decisioni rapide e interviene con autorevolezza. E lo sa fare anche, e soprattutto, nei momenti di incertezza e difficoltà.
Ampliando lo sguardo, possiamo individuare altre figure professionali che hanno molti punti di contatto con questa professione, impegnativa e di responsabilità. Ad esempio:
- Hotel manager: responsabile di un albergo, ha l’onere di coordinarne le attività e il personale. Lo fa secondo gli obiettivi condivisi con la proprietà e secondo gli standard di servizio al cliente. Organizza le risorse fisiche, economiche e di personale al fine di ottimizzare la prestazione – con attento controllo dei costi – migliorando l’esperienza del cliente. La reputazione dell’albergo è una sua responsabilità, come l’ottimale occupazione della struttura. Sono attività di sua competenza anche la selezione del personale e la strategia di vendita, con le politiche di prezzo. Generalmente, chi arriva a coprire un ruolo così rilevante, ha già maturato altre esperienze nel mondo dell’hospitality.
- Branch manager: è il responsabile di filiale, sia di aziende manifatturiere, che commerciali, che di servizi. Coordina il personale della propria filiale al fine di raggiungere gli obiettivi condivisi con la direzione sia in termini di risultato, che di formazione che di carriera. Garantisce lo standard di servizio alla clientela r il rispetto delle procedure nello svolgimento delle attività da parte di tutti i membri della filiale.
- Store manager: responsabile di un negozio, si occupa della gestione a tutto tondo del punto vendita. Seleziona e forma on-the-job il personale addetto alla vendita, sovrintende l’organizzazione e la pulizia degli spazi, l’esposizione dei prodotti. Tutto secondo le indicazioni di brand identity trasmesse dalla proprietà. Ha anche la responsabilità della gestione economico-finanziaria del negozio: gestisce il budget e rendiconta periodicamente sull’andamento dello store.
- Sales manager: responsabile di vendita dell’azienda, ne definisce il piano commerciale, fissando gli obiettivi di vendita e le strategie per raggiungerli. Tra i suoi compiti, anche la creazione del team di vendita, a partire dalla selezione e fino alla formazione.
- Facility manager: gestisce gli immobili nei quali l’azienda svolge la propria attività. Si occupa di tutto ciò che riguarda la manutenzione e la fornitura delle utilities. Definisce le modalità e le tempistiche di intervento nelle infrastrutture, coordinando anche il personale (interno ed esterno) addetto a tali funzioni.
- Office manager: si occupa del funzionamento di un ufficio o uno studio professionale. Persona pratica ed organizzata, sa tenere le varie attività dell’ufficio tracciate ed in equilibrio, gestendole contemporaneamente.
- Project manager: si occupa della gestione di uno o più progetti. Sono sua responsabilità la pianificazione, l’esecuzione, il coordinamento delle risorse, il monitoraggio come pure la gestione delle eventuali criticità. La consegna al cliente di un progetto che incontra la sua completa soddisfazione in termini di risultato, tempi e costi è il suo obiettivo.
- HR manager: si occupa della selezione, formazione e dello sviluppo delle persone in azienda. La sua missione principale è quella di valorizzare il contributo delle persone, facendo esprimere a ciascuno i propri talenti e le proprie capacità. L’integrazione eccellente tra le aspirazioni professionali delle persone e i bisogni e gli obiettivi dell’impresa è la chiave di lettura del successo dell’attività dell’HR.
Dunque, al di là della specificità di ciascuna figura di manager, risulta chiaro che per saper gestire al meglio le risorse umane, economiche e fisiche di un’azienda o di un suo comparto, è fondamentale aver sviluppato alcune qualità.
a) la capacità di osservare i problemi e gli accadimenti con una visione dall’alto, che permetta di cogliere i possibili effetti di ogni singola decisione, anche al di là del proprio comparto;
b) la focalizzazione sui numeri, sulle performance, sul perseguimento degli obiettivi e sul monitoraggio degli indicatori scelti;
c) la costante predisposizione al cambiamento, alla revisione, al miglioramento.
A queste qualità, che toccano la sfera personale e caratteriale del manager, si aggiungono le competenze trasversali. Queste ultime, innate in chiunque, sono spesso soffocate da inibizioni e condizionamenti che derivano dall’educazione, dalle abitudini, dalle esperienze precedenti.
La buona notizia è che, proprio perchè innate, sono pure allenabili. Sono come dei muscoli, che più li alleni e più si sviluppano. E più si sviluppano, meglio aiuteranno a performare.
Soft skills per diventare general manager
Le soft skills, o competenze trasversali, sono un insieme di qualità, atteggiamenti, conoscenze, capacità che permettono alle persone di relazionarsi rispondendo adeguatamente ai bisogni del contesto nel quale operano. Potremmo dire che si tratta di una modalità di porsi rispetto al quotidiano lavorativo, di un approccio utile e necessario qualunque sia il nostro ruolo.
Ma vediamo di approfondire se, tra le numerosissime soft skills di cui siamo generalmente dotati, quali sono da allenare per diventare general manager.
Distinguiamo innanzitutto le soft skills in due macro-gruppi: quelle personali e quelle relazionali.
Tra le soft skills personali, fondamentali per un general manager sono:
- la fiducia in sé, l’auto-controllo, la gestione delle emozioni e dello stress;
- l’orientamento al risultato, l’intraprendenza e lo spirito di iniziativa;
- la flessibilità, la capacità di adeguarsi, l’apertura al cambiamento;
- l’affidabilità, l’etica, l’autonomia, la gestione del tempo e la capacità di prendere decisioni.
Tra le soft skills relazionali:
- la capacità di guidare, di ispirare. In sostanza parliamo di leadership, il saper trasferire alle proprie persone visione e senso per ciò che fanno;
- il saper negoziare, gestire ed educare alla gestione dei conflitti, creando un ambiente dove le persone possano esprimere il proprio pensiero, anche il proprio disaccordo, in sicurezza e nel rispetto dell’altro;
- comunicare, relazionarsi, essere empatici passando attraverso l’ascolto, immedesimarsi nell’altro, mettendo il proprio punto di vista in attesa;
- coinvolgere, motivare e collaborare per fare convergere tutte le forze e le azioni verso gli obiettivi comuni.
Ritengo di poter aggiungere un altro breve elenco, che potremmo definire dalle caratteristiche miste, un po’ relazionali e un po’ personali:
- una grande curiosità. Il general manager che non ne sa mai abbastanza, che osserva con interesse ciò che accade nel mercato, che è pronto a lasciarsi contaminare ed ispirare anche dalle dinamiche di settori diversi da quello in cui opera l’azienda, è un ottimo supporto per l’organo amministrativo e per la proprietà, che hanno l’opportunità di sfruttare anche queste informazioni per definire la propria strategia d’impresa;
- la disponibilità a consumare le suole delle scarpe, andando da un angolo all’altro dell’azienda. Se è vero che la soluzione dei problemi è vicina a dove nascono, è osservando ciò che accade, facendo domande e chiedendo suggerimenti ai collaboratori che il general manager troverà soluzioni più efficaci in meno tempo;
- la disponibilità a costruire network. Dal confronto con altri manager di altre aziende, anche di altri settori, troverà ispirazione e idee per nuove soluzioni e per il miglioramento della propria organizzazione.
Un buon general manager è un po’ un direttore d’orchestra che sa coordinare voci e strumenti, valorizzandoli e conducendoli verso una musica e un canto armoniosi.
Una guida che sa affrontare i momenti di difficoltà in modo equilibrato, trasmettendo fiducia nei propri collaboratori.
Una persona che, con altrettanta fiducia, sa delegare. Che si impegna a condividere con le persone informazioni e strumenti che li rendano autonomi ed efficaci, anche accettando la possibilità dell’errore.
Dove formarsi per diventare general manager
Il general manager, per perseguire gli obiettivi strategici dell’impresa, deve occuparsi del coordinamento e della gestione efficace ed efficiente di tutte le risorse. Una attività direzionale che implica una grande responsabilità e che è un po’ la sommatoria di tante figure professionali.
Di fatto, per diventare general manager, è necessario studiare ed approfondire ogni materia legata a ciascun ambito aziendale.
Ottimi i Master in Business Administration (MBA), corsi post universitari full time e part time, ai quali sono stati aggiunti anche i Master Executive, corsi aperti a coloro che lavorano già e che consentono la conciliazione tra studio e lavoro, con flessibilità di luogo ed orario.
Le Business School, nei propri corsi di management, oltre alle materie tecniche e scientifiche, hanno introdotto negli ultimi anni anche sessioni dedicate allo sviluppo delle soft skills.
Cito alcune tra le numerosissime e quotate Business School italiane: SDA Bocconi, il MIP Politecnico e la 24ore Business School a Milano, la UNIBO di Bologna, il MIB di Trieste, la Luiss di Roma.
Personalmente, dal 2008 al 2010, ho frequentato un MBA Imprenditori al CUOA di Vicenza. Ho intrapreso questo percorso dopo oltre vent’anni di lavoro in azienda quando, responsabile del dipartimento amministrazione e finanza, sentii la necessità di migliorare le mie competenze.
Fu in quella occasione che compresi quanto le mie problematiche fossero simili a quelle che raccontavano i miei compagni di corso.
Eravamo 28 imprenditori, con caratteristiche di prodotto e dimensionali molto diverse tra loro. Ma le difficoltà e le sfide erano spesso assimilabili.
Sovrapponendo la teoria dei docenti al nostro quotidiano avevamo l’opportunità di discutere di problemi concreti, arricchendoci reciprocamente e portando spesso a casa soluzioni concrete ed immediatamente applicabili.
Tra le varie esperienze d’aula della mia carriera lavorativa, ritengo che questa sia stata una delle più stimolanti e formative. Una esperienza che consiglio a chiunque svolga un ruolo di responsabilità e guida in azienda, a qualunque età.
Ti è piaciuto questo articolo? Vuoi intraprendere un percorso per diventare general manager? Sei in una fase decisionale e desideri confrontarti con qualcuno che ha già fatto l’esperienza? Contattami, sarò felice di raccontarti la mia.