Alessandro Manzoni, scrittore, biografia

Alessandro Manzoni è uno dei padri della lingua italiana, il primo autore italiano a scrivere un romanzo, genere letterario destinato a dominare la letteratura occidentale. La sua opera più celebre, “I promessi sposi” racconta storie di umili che si intrecciano con i grandi eventi del passato. In esso affronta temi ancora attuali, come l’oppressione esercitata dal ricco sul povero, l’inefficacia delle leggi che puniscono i deboli e proteggono i forti, la connivenza di chi sostiene un sistema iniquo. Manzoni invita il lettore a riconoscere le ingiustizie, a prender posizione per combatterle. Educato ai valori dell’Illuminismo Manzoni promuove, in ogni sua opera, l’amore per la libertà, per la verità e per la giustizia.

Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo del 1785 da una relazione extraconiugale. Sua madre, Giulia Beccaria, è la figlia di Cesare Beccaria, uno dei più famosi illuministi milanesi del Settecento, il padre naturale è il fratello di Alessandro e Pietro Verri, due dei più importanti illuministi milanesi. Giulia Beccaria aveva sposato Pietro Manzoni, che riconosce il figlio di lei come suo.

Alessandro trascorre la sua infanzia in collegio dove riceve un’educazione rigida e formale che lo porta a sviluppare, per reazione, un atteggiamento democratico ateo e giacobino. Uscito dal collegio conduce una vita dissipata, che preoccupa non poco l’anziano padre, dedicandosi al gioco d’azzardo, alle avventure galanti, ma anche al lavoro intellettuale.

Nel 1805 va a Parigi dalla madre alla quale si lega profondamente. Qui frequenta gli ambienti intellettuali, i circoli illuministi e entra in contatto anche con le grandi correnti romantiche. Nel 1808 incontra Enrichetta Blondel, giovane calvinista figlia di un banchiere svizzero. I due si sposano quindi con con rito calvinista. Nel 1810 però, la coppia si converte al cristianesimo e decide di celebrare nuovamente il matrimonio con rito cattolico. Dalla loro unione nasceranno ben dieci figli.

Nel 1821 inizia la stesura della sua opera più importante, il suo romanzo “I promessi sposi” che concluderà nel 1840. Sull’orizzonte degli affetti questo è però un periodo molto triste per il Manzoni perché muoiono 8 dei suoi 10 figli e, nel 1833, perde anche la moglie. Dopo quattro anni e nel 1837 si risposa con Teresa Borri.

La sua fama di letterato, di grande studioso di poetica ed interprete della lingua italiana è sempre più solida: ottiene diversi riconoscimenti ufficiali e nel 1860 viene nominato Senatore del Regno.

Alessandro Manzoni muore a Milano il 22 maggio 1873, venerato come il letterato italiano più rappresentativo del secolo. Per la sua morte Giuseppe Verdi compone la famosa “Messa da Requiem”.

Periodo storico e letterario

Alessandro Manzoni vive in pieno Ottocento, un secolo di grandi cambiamenti e di innovazioni, il secolo che apre l’Europa e il mondo all’epoca contemporanea.

La storia italiana dell’Ottocento può essere sintetizzata in tre fasi:

  • la dominazione napoleonica
  • la dominazione asburgica
  • il Risorgimento
  • l’Italia unificata

La dominazione napoleonica

Tra il 1796 e il 1814 la penisola italiana viene percorsa dagli eserciti francesi e l’occupazione francese avviene in due momenti:

  • il periodo delle repubbliche giacobine tra il 1796 e il 1799 – nel 1796, il Direttorio, organo esecutivo della repubblica francese, decide di inviare il giovane Napoleone in Italia, per cacciare i regimi assoluti, diffondere gli ideali della rivoluzione francese e instaurare dei governi repubblicani; in questa fase sorgono in Itali, ma anche in Europa, numerose repubbliche, strutturate sul modello di quella francese.
  • l’età dell’Impero napoleonico tra il 1800 e il 1814 – Napoleone conquista la penisola in breve tempo e impone un dominio pesante fatto di tributi in denaro, di leva obbligatoria, di politica doganale a favore della Francia e di requisizioni di opere d’arte.

Dopo la caduta di Napoleone all’Italia rimangono in eredità la razionalizzazione del sistema fiscale e amministrativo, il nuovo codice civile che garantisce anche ai vari stati italiani la realizzazione dello stato di diritto teorizzato dagli illuministi.

In occasione della morte di Napoleone Alessandro Manzoni scrive un’ode “Il cinque maggio” con cui celebra la memoria del grande stratega.

La dominazione austriaca 1814 – 1861

Dopo la caduta di Napoleone gli stati vincitori si ritrovano al Congresso di Vienna per ridefinire i confini degli stati europei. La penisola italiana, definita dal primo ministro austriaco Metternich “una semplice espressione geografica” viene frammentata in piccoli stati governati direttamente o indirettamente dalla corona austriaca.

Tra il 1820 e il 1848 in molti paesi europei e in molte città italiane si scatenano tre ondate di moti rivoluzionari.

  • Nel 1820 – 21 si registrano insurrezioni in Spagna, nel Regno di Sardegna, nel regno delle due Sicilie e in Grecia.
  • Nel 1830 – 31 scoppiano rivolte a Parigi, in Belgio, a Varsavia, a Modena e a Bologna.
  • Nel 1848 l’inquietudine serpeggiante in Europa, causata anche da alcune pessime annate agricole, accende disordini in tutta l’Europa: esplodono Parigi, Francoforte, Berlino, Lipsia, Praga, Monaco, Vienna, Cracovia, Budapest, Zagabria, Bucarest, Milano, Venezia, Roma e Palermo.

Questi movimenti rivoluzionari, accomunati dalle stesse richieste di un parlamento e una carta costituzionale, vengono repressi con le forze armate della Santa Alleanza. L’obiettivo di tale alleanza, costituita da Austria, Prussia e Russia, è quello di sedare qualsiasi sommossa che minacciasse l’assetto politico stabilito dal congresso di Vienna.

Durante i moti rivoluzionari Alessandro Manzoni scrive l’ode politica “Marzo 1821” nella quale testimonia il desiderio degli italiani di liberarsi dall’oppressore asburgico.

Il Risorgimento 1848 – 1861

Il Risorgimento è il processo che ha portato all’unificazione nazionale italiana e all’organizzazione dello Stato unitario. La stessa parola Risorgimento contiene la convinzione che sia esistita una unità culturale e politica italiana da far rinascere; in particolare ci si riferisce all’Italia romana, a quella cristiana del Medioevo e a quella del Rinascimento. Il concetto che riassume il programma del Risorgimento è quello di patria, intesa come “casa comune” di tutto il popolo italiano, che da secoli è diviso in tanti Stati separati, sotto il dominio straniero
Protagonisti del Risorgimento sono i patrioti, principalmente intellettuali e borghesi. Gli obiettivi del movimento risorgimentale sono l’indipendenza, l’unità nazionale e lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Il processo dell’Unità di Italia è segnato da tre eventi bellici chiamati Guerre di Indipendenza:

  • la prima nel 1848-49,
  • la seconda nel 1859,
  • la terza nel 1866.

L’Italia unificata

Una volta realizzata l’unificazione politica i governi italiani si trovano a dover affrontare l’unificazione reale della nazione, una nazione caratterizzata da enormi differenze sociali, economiche e linguistiche. Vengono nominate diverse commissioni parlamentari con lo scopo di analizzare diversi aspetti della nuova realtà nazionale e per affrontare le criticità emerse. Alessandro Manzoni, considerato il padre della lingua italiana moderna nel 1862 viene incaricato di prendere parte alla Commissione per l’unificazione della lingua.

Il contesto culturale

Alessandro Manzoni nasce in un contesto famigliare permeato dall’Illuminismo. Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento in Europa e negli Stati Uniti si sviluppa un nuovo movimento culturale: il Romanticismo. Gli studiosi sono concordi nel dire che il Romanticismo rappresenta una radicale rivoluzione nella cultura europea in quanto mette in crisi la visione del mondo rinascimentale e illuminista che aveva dominato fino ad allora.

Il romanticismo è un movimento complesso e anche contraddittorio tanto che ogni definizione rischia di essere riduttiva. Il filo conduttore che accomuna idee e posizioni diverse va ricercato nel sentimento, nello stato d’animo con cui i contenuti sono vissuti.

I romantici credono che la differenza tra un’idea e un’altra sta nell’intensità con cui si crede all’idea. Se si giunge a una verità interiore con purezza di cuore o si arriva ad aver fede per un’idea, per questa idea vale la pena, non solo di vivere, ma anche di morire.

L’interesse dei romantici non è la conoscenza, ma è la pienezza di vita che può derivare solo quando si abbraccia una causa con passione, con coinvolgimento. È necessario battersi per le proprie idee, anche fino al martirio, indipendentemente dalle possibilità di successo. Anzi, paradossalmente, il fallimento, in questa prospettiva può apparire più nobile del successo.

Per l’idea romantica appartenere ad una minoranza è condizione migliore che l’essere parte della maggioranza dominante.

Tra i cardini dell’idea romantica si trova quindi:

  • la negazione della ragione illuministica a favore del sentimento e dell’emotività;
  • l’importanza del soggettivo e dell’individuale;
  • l’attenzione agli aspetti popolari e folkloristici di ogni popolo e le peculiarità di ogni nazione;
  • la tensione verso l’assoluto, il sublime, l’immenso, l’infinito.

Le opere più importanti di Alessandro Manzoni

La produzione letteraria di Alessandro Manzoni si snoda lungo un arco di tempo di circa settant’anni.

Opere giovanili

Le opere giovanili sono già caratterizzate dalla perfetta padronanza degli strumenti linguistici e retorici, da una ricerca di originalità e dalla tensione di conciliare la bellezza delle forme alla verità dei contenuti.

  • Nel 1801 scrive “Del trionfo della libertà”, un poemetto in terzine dantesche, in cui contrappone gli ideali giacobini al repressivo potere politico religioso.
  • Nel 1806, scrive il poemetto in endecasillabi sciolti “In morte di Carlo Imbonati”. L’Imbonati era stato il compagno di vita di sua madre. Alessandro vuole onorare la madre celebrandolo come esempio di virtù solitaria, in opposizione al vizio imperante nella società. Imbonati “detta” al giovane Manzoni un decalogo morale in cui invita il giovane a non tradire mai la verità e a non “proferir mai verbo / che plauda al vizio o la virtù derida”.

Gli Inni sacri

Gli Inni sacri sono la prima opera progettata da Alessandro Manzoni dopo la conversione. Il poeta vuole coniugare la bellezza della poesia con la verità della preghiera, celebrando le principali festività del calendario liturgico. Con questi inni il poeta vuole porre al centro dell’attenzione i grandi misteri della religione cattolica nella dimensione corale della preghiera di tutti i fedeli.

Il progetto rimane incompiuto; vengono pubblicati nel 1815 La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale e La Passione. De La Pentecoste ci sono ben tre redazioni 1817, 1819, 1822. Nel 1835, dopo la morte di Enrichetta lascia incompiuto Il Natale del 1833; nel 1847 scrive Ognissanti che rimane anch’esso incompiuto.

Le tragedie

Il genere tragico è da sempre considerato la forma più alta di arte letteraria. Inoltre il Romanticismo ritrova interesse nel teatro perché permette di instaurare un rapporto diretto con il pubblico. Inoltre costituisce un formidabile laboratorio linguistico.

Così Alessandro Manzoni scrive due opere: Il conte di Carmagnola [1816 – 1820] e l’Adelchi [1820 – 1821].

  • “Il conte di Carmagnola” è ispirato a un fatto storico. Il conte, uomo retto ed onesto, è un capitano di ventura al servizio del duca di Milano. Dopo aver fatto la fortuna del duca è però costretto a fuggire da Milano perché caduto in disgrazia presso il duca stesso. Ripara a Venezia dove viene assoldato per la guerra contro Milano. Nella battaglia di Maclodio il Carmagnola sbaraglia i milanesi. Ma la clemenza usata dal Carmagnola nei confronti dei milanesi sconfitti suscita sospetti nei suoi confronti. E così il conte viene convocato a Venezia, processato per tradimento e condannato a morte. Nell’ultimo colloquio con la moglie e la figlia il conte invita a perdonare i suoi uccisori. Celebre è il passo in cui l’autore riflette sulle guerre fratricide, guerre che hanno insanguinato l’Italia per secoli.
  • Anche la tragedia “Adelchi” tratta una vicenda che ha fondamento storico. Adelchi è figlio del re dei Longobardi Desiderio. Sua sorella Ermengarda è sposa di Carlo Magno. La tragedia inizia quando Carlo Magno, per ragioni di stato, ripudia la moglie Ermengarda. La donna si ritira in convento, ma quando viene a sapere che Carlo si sta per sposare di nuovo, muore, in preda al delirio. Adelchi cerca di vendicare la morte della sorella, combatte nella guerra tra Franchi e Longobardi, e in punto di morte, alla presenza del re Carlo chiede clemenza per il padre Desiderio e lo consola per aver perduto il trono.

Le odi civili

La passione civile e politica è una costante nelle opere di Alessandro Manzoni.

Marzo 1821

Durante i moti indipendentisti del 1821 il poeta compone l’ode ” Marzo 1821” nella quale auspica l’intervento del re Carlo Alberto di Savoia, re di Sardegna, in aiuto dei patrioti lombardi. Il poeta vuole dare voce agli ideali di unità, indipendenza e libertà e sostiene che si possa ritenere giusta una guerra che venga combattuta per la libertà della patria. Il fallimento dei moti rivoluzionari e la repressione operata dall’Austria e dalla Santa Alleanza, fa sì che Manzoni non renda pubblica l’ode fino al 1848.

Il cinque maggio

Il 16 luglio 1821 la “Gazzetta di Milano” pubblica la notizia della morte di Napoleone, avvenuta il 5 maggio nell’isola di Sant’Elena, dove l’imperatore francese era da sei anni in esilio. La notizia della morte di Napoleone colpisce profondamente Manzoni. Lui aveva seguito le imprese e gli atti di Napoleone, ma non si era mai espresso nei confronti né del personaggio né delle sue imprese. Alla notizia della sua morte invece, in preda a un furore compositivo, cosa per lui del tutto insolita, compone in pochi giorni, tra il 17 e il 20 luglio, l’ode Il cinque maggio.

L’ode viene subito censurata dal governo austriaco; viene però data alle stampe in Francia e in Germania tanto che Goethe, nel 1822 la traduce in tedesco; in Italia è pubblicata solo nel 1823. La vicenda storica di Napoleone è riletta dal Manzoni come l’ennesima incarnazione della superbia umana che vuole sostituirsi a Dio. Manzoni considera Napoleone come esempio di quella «provvida sventura» a cui più volte l’autore fa riferimento. Secondo la visione manzoniana, Napoleone era stato accecato dal successo mondano e dalla gloria mentre dominava fra gli oppressori. Una volta in esilio però, il poeta immagina che Napoleone abbia deposto la sua superbia e si sia inchinato alla grandezza del Dio cristiano.

I promessi sposi

Il romanzo “I promessi sposi” è l’opera più rappresentativa del romanticismo italiano ed è il primo e più importante romanzo storico italiano; gli episodi in esso narrati, delineati con estrema cura e attenzione storiografica, sono frutto di una rigorosa ricerca storica fatta su documenti d’archivio e cronache dell’epoca.

Oltre ad essere una pietra miliare della letteratura italiana, il romanzo manzoniano è importante per la profondità dei temi affrontati. Inoltre costituisce una delle tre tappe dell’unificazione della lingua italiana.

I protagonisti del romanzo sono personaggi umili, Renzo e Lucia, rappresentanti del popolo, testimoni dei veri valori cristiani, che muovono i loro passi in un ampio affresco del Seicento, in un’Italia settentrionale dominata dal potere spagnolo.

La vicenda dei due popolani è naturalmente inventata, ma i fatti storici che li vedono coinvolti sono attentamente documentati; allo stesso modo sono realmente esistiti i personaggi con cui Renzo e Lucia interagiscono: la monaca di Monza, il cardinal Federigo Borromeo, l’Innominato, per citarne alcuni. La vicenda è quindi ricostruita ma assolutamente verosimile e anche il lieto fine è rigorosamente condizionato da criteri di verosimiglianza storica.

Perché il Seicento? 

Alessandro Manzoni ambienta il suo romanzo nel Seicento, un’epoca caratterizzata dal dominio dell’irrazionalità e dell’oppressione e segnata da due eventi devastanti: la calata dei Lanzichenecchi e la peste. In questa situazione difficile gli uomini del Seicento reagirono alle vicende con modalità opposte: ci fu chi si abbandonò ai peggiori delitti e chi invece manifestò le più grandi virtù. Secondo Manzoni è quindi il Seicento il secolo giusto per dimostrare come la situazione storica possa condizionare comportamento umano, senza però determinarlo.

Ma un altro motivo porta Manzoni a scegliere di ambientare il suo romanzo proprio nel Seicento. Infatti a quell’epoca la Lombardia era dominata dalla Spagna che aveva governato con estrema arroganza e arbitrarietà. Nella contemporaneità di Manzoni invece un altro potere straniero, quello austriaco, opprime la Lombardia e reprime, con forza, le legittime aspirazioni italiane all’unità e all’indipendenza nazionale.

Manzoni, che a causa della censura non avrebbe potuto mettersi in aperta polemica col governo asburgico, raccontando le prepotenze e le ingiustizie del governo spagnolo, fa un riferimento mascherato ma chiaramente riconoscibile al suo tempo.

Da quest’opera emerge la concezione pessimistica della storia di Alessandro Manzoni: secondo l’autore la storia è la sede del male, la vita è costellata di momenti bui, la felicità è solo transitoria ed è frutto di molto dolore. Secondo l’autore solo la Chiesa e i valori cristiani sono capaci di moderare gli egoismi individuali e di porre un freno al malgoverno e alla rapacità dei ceti dirigenti che opprimono la popolazione umile. Ma Manzoni non pensa che il popolo possa costituire un’alternativa valida, anzi definisce il popolo “marmaglia”. L’autore ritiene che l’aspirazione a una maggior equità sociale sia legittima, ma non ammette alcuna forma di rivolta violenta.

Manzoni affronta il tema della giustizia in un’ottica individuale e religiosa. Ritiene infatti che l’operato umano sia sempre mosso dall’egoismo e dalla tendenza alla sopraffazione. Sente che l’operare umano, per quanto possa essere illuminato, non sarà mai in grado di eliminare l’egoismo dell’uomo e di ridurre la sua tendenza alla sopraffazione.

Dal momento che il male nella storia è innegabile, la vera giustizia non potrà mai realizzarsi nel mondo. Tuttavia talvolta, quando gli uomini agiscono rettamente, l’azione della Provvidenza, che agisce nella storia in maniera misteriosa e imprevedibile, può rendere giustizia agli uomini. Infatti molte delle azioni dei personaggi si rivelano inefficaci, mentre il bene arriva inaspettato, e quel bene spesso arriva proprio dai personaggi negativi.

Le tappe 

La composizione del romanzo richiede a Manzoni un lavoro lungo e impegnativo.

  • Il primo manoscritto reca la data di inizio del lavoro: 24 aprile del 1821. L’opera viene ritenuta conclusa solo nel 1842 con la stampa dell’edizione definitiva. Si possono comunque individuare tre tappe cardine nella stesura di quest’opera.
  • Fra il 1821 e il 1823 viene composta la prima redazione, in quattro volumi, battezzata Fermo e Lucia.
  • Manzoni non è però soddisfatto, quindi opera una profonda revisione del romanzo e nel 1824 esce il primo volume della nuova edizione con il titolo “Gli sposi promessi”.
  • Nel 1825 pubblica il secondo volume con il nuovo titolo di “Promessi sposi”.
  • Il terzo e ultimo volume è stampato nel 1827.
  • Dopo aver considerata definitiva la versione della vicenda narrata, l’autore inizia il lavoro di revisione linguistica. Manzoni decide di prendere come modello la lingua parlata dai fiorentini colti. Dopo essersi trasferito a Firenze per “sciacquare i panni in Arno” pubblica tra il 1840 e il 1842 a dispense, la versione definitiva de “I promessi sposi”, accompagnata da numerose illustrazioni e seguita dalla Storia della colonna infame.

La questione della lingua

Manzoni è alla ricerca di una lingua comprensibile da tutti gli italiani alfabetizzati. Lui, educato ai valori illuministi, vuole rivolgersi ad un pubblico molto più ampio di quello a cui solitamente erano destinati i testi letterari. Lui desidera che il suo romanzo venga letto da cristiani di tutte le classi sociali e per la prima volta due giovani, umili e semianalfabeti sono scelti come protagonisti di questo straordinario affresco storico. Nonostante la loro semplicità, con l’aiuto di alcuni personaggi più istruiti e più potenti di loro, strumenti della Divina Provvidenza, i due riescono a coronare i loro sogni. Un testo di questo tipo doveva essere scritto in un italiano democratico e non in una lingua letteraria aristocratica e antidemocratica. Grazie alla sua scelta linguistica, I Promessi sposi diventano il primo veicolo dell’unità linguistica nazionale e costituiscono la seconda importante tappa della storia della lingua italiana, dopo la Divina Commedia dantesca.

La lettura del romanzo viene resa obbligatoria nei licei da Francesco De Sanctis, ministro della Pubblica Istruzione già nel 1879 ed è ancora oggi una lettura cardine nei programmi scolastici.

La trama

L’autore finge di aver trovato un manoscritto anonimo del XVII secolo che contiene una storia molto interessante, che decide di riscrivere in linguaggio moderno.

La vicenda inizia la sera del 7 novembre 1628, quando Don Abbondio, parroco di un paesino sulle colline presso Lecco, viene minacciato da due bravi. I due malviventi sono al servizio di Don Rodrigo, che si è invaghito della giovane Lucia, una popolana promessa sposa di Renzo, un giovane filatore. Don Rodrigo decide di avere la ragazza e scommette con il cugino, il conte Attilio, di farla sua. Per questo i due bravi proibiscono a don Abbondio di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia previsto per la mattina successiva. Impaurito, il pavido curato convince lo sposo a rimandare la cerimonia, dopo aver rivelato sotto promessa di silenzio, la minaccia del signorotto locale.

I due giovani sconcertati chiedono aiuto all’avvocato Azzeccagarbugli, ma il ricorso alla legge risulta vano in quanto l’avvocato è uomo di don Rodrigo. Lucia e Renzo si avvalgono anche nell’intervento di padre Cristoforo, un frate cappuccino ardito, paladino della povera gente. I due giovani tentano anche di forzare la mano al curato per obbligarlo a sposarli. Purtroppo nessun tentativo ha esiti positivi. E così, mentre don Rodrigo tenta di rapire Lucia, i due fidanzati sono costretti a fuggire.

Lucia finisce in un convento a Monza dal quale sarà poi rapita, mentre Renzo, dopo aver partecipato all’assalto dei forni a Milano e aver rischiato di finire sulla forca fugge nel bergamasco sotto falso nome.

L’innominato, un prepotente da tempo in preda a crisi di coscienza, dopo aver rapito Lucia per conto di don Rodrigo si pente e si rivolge al cardinal Federigo Borromeo. Quell’incontro cambia la vita dell’Innominato che si converte e decide di vivere onestamente gli ultimi anni della sua vita.

La vicenda si svolge durante la guerra dei trent’anni che vede coinvolti molti stati europei. Nel 1630 le truppe imperiali dei lanzichenecchi scendono in Italia. La calata di questi mercenari si rivela una piaga per tutto il popolo, ma porta una piaga ancora peggiore: la peste! I protagonisti son tutti visitati dalla malattia. Dopo esser guarito dalla peste Renzo si mette in cerca di Lucia. La trova convalescente al lazzaretto di Milano. Renzo incontra lì anche Fra Cristoforo e don Rodrigo, in punto di morte. Solo dopo aver perdonato, non senza difficoltà e resistenze, il suo “nemico”, Renzo ritrova Lucia. Dopo che fra Cristoforo avrà sciolto il voto di Lucia, finalmente il matrimonio può essere celebrato.

Il «sugo di tutta la storia»? Quando vengono i guai, « per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce e li rende utili per una vita migliore ».

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Pensiero e poetica del Manzoni

Alessandro Manzoni si è misurato con diversi generi letterari. In ogni sua opera possiamo individuare alcuni elementi comuni.

Innanzitutto Manzoni è attento alla ricerca della verità; infatti egli ritiene che l’arte debba avere un fine educativo, debba contribuire all’educazione delle genti. Per questo sceglie di affrontare contenuti di carattere storico e politico in modo da favorire la diffusione di ideali religiosi e civili. Proprio per questo nei Promessi sposi si adopera affinché la lingua possa essere letta da uno strato molto ampio di popolazione.

Per Manzoni la storia è il teatro in cui si muove la Provvidenza Divina. La Provvidenza è espressione della volontà imperscrutabile di Dio. Nella visione manzoniana gli uomini devono accettare con fede e fiducia gli eventi che la vita pone, devono impegnarsi attivamente e operare in favore del bene e della giustizia, ma non devono mai scendere a compromessi per raggiungere i loro scopi perché Dio vede e provvede, mentre le azioni dell’uomo sono destinate al fallimento.

Nel 1823, nella lettera al marchese Carlo D’Azeglio, Manzoni espone la concezione dell’arte che sta alla base di tutta la sua produzione. Egli dichiara i principi della poesia e della letteratura possano essere sintetizzati in questa espressione l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo “.

L’utile per scopo significa che il fine dell’arte è l’educazione civile e morale della popolazione; questo spiega l’impegno religioso e politico che contraddistingue tutta la sua produzione. Il vero per soggetto significa che l’arte deve esprimere la realtà umana sia in senso storico che in senso individuale e psicologico. Di tradizione illuminista, Alessandro  Manzoni riprende la tradizione lombarda del “Caffè” e aderisce al programma del “Conciliatore”, un periodico milanese che si poneva come obiettivo di conciliare le posizioni estreme.

La scelta del «vero» parte dal rifiuto dell’invenzione e del fantastico. Secondo Manzoni, il piacere prodotto dall’invenzione è superficiale, mentre l’attenzione agli aspetti della storia che sfuggono alla storiografia ufficiale, ai sentimenti con cui gli uomini hanno vissuto e vivono gli avvenimenti storici, attraggono e conquistano nel tempo e in profondità: nella verità sta la sorgente della bellezza.
L’interessante per mezzo significa che l’arte per educare deve ispirarsi ai sentimenti della moltitudine e all’esperienza diretta dei lettori contemporanei. Ne deriva il rifiuto della letteratura tradizionale, basata sull’imitazione dei classici.

Manzoni guarda alla storia per ricostruire epoche lontane, ma questo passato va letto con gli occhi del presente, deve servire a leggere il presente, ad aprire un confronto sui problemi politici e sociali della contemporaneità.

Alessandro Manzoni scriveva per i suoi contemporanei, ma i suoi insegnamenti, gli stimoli proposti le riflessioni, fanno dell’opera di Manzoni un’opera attuale anche oggi, un’opera alla quale accostarsi per trovare risposte alle domande del vivere quotidiano.

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