Tutto su La Venere di Urbino di Tiziano Vecellio
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Scopriamo insieme tutto su La Venere di Urbino di Tiziano Vecellio, una delle opere più importanti del catalogo del pittore veneto e di tutto il Rinascimento italiano.
Storia
Grazie ad un documento giunto fino a noi, sappiamo che il duca di Urbino Guidobaldo II della Rovere, chiese al suo agente di recarsi a Venezia per acquistare un nudo femminile di Tiziano. L’agente trovò quella che poi divenne nota nel mondo come La Venere di Urbino, ma era troppo costosa. Il duca chiese quindi aiuto alla madre, Eleonora Gonzaga. La nobildonna però si rifiutò di pagare per un capriccio del figlio.
Non sappiamo dietro quali promesse, sta di fatto che Tiziano tenne da parte per mesi il quadro, in attesa che il duca riuscisse a comprarlo. Così fu e il dipinto arrivò ad Urbino.
Molto presto divenne uno dei quadri più ammirati, imitati e replicati, anche dallo stesso Tiziano. La Venere giunse a Firenze al seguito di Vittoria, l’ultima discendente di Guidobaldo, sposa di Ferdinando II de’ Medici. Nei secoli successivi La Venere di Urbino di Tiziano Vecellio ha influenzato molto il modo di raffigurare il nudo femminile. Per esempio si ispira a lei Édouard Manet nella sua Olympia o Ingres ne La grande odalisca.
Descrizione
La Venere di Urbino di Tiziano Vecellio è un olio su tela di 119 x 165 cm, dipinto nel 1538. È conservato nella Sala 83 della Galleria degli Uffizi di Firenze.
È un’opera emblematica della ricca produzione del pittore veneto, perché vi si possono cogliere i primi segni di un nuovo orientamento e la volontà di adeguarsi al cambiamento culturale in atto in quegli anni. Vi spiego meglio questo aspetto molto importante.
Tiziano fu particolarmente influenzato dall’amicizia con Pietro Aretino, poeta, scrittore e drammaturgo. Da lui fu stimolato ad interessarsi alla cultura figurativa del Centro Italia, già presente a Venezia da quando, dopo il Sacco di Roma del 1527, ci fu la diaspora degli artisti e molti giunsero in laguna. Tra questi cito ad esempio Jacopo Sansovino, Sebastiano Serlio e Giorgio Vasari.
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La nuova ricerca di scorci particolari e torsioni audaci delle figure contagia anche Tiziano. Attenzione però, perché le nuove influenze a cui aderisce, non tolgono alle sue opere quel meraviglioso e sensuale naturalismo che contraddistingue tutta la sua produzione artistica.
La scena è collocata all’interno di un’ampia e fastosa camera da letto. Al centro è Venere nuda, distesa sul letto, con un tenero cagnolino addormentato ai suoi piedi. Il cucciolo è un chiaro simbolo di fedeltà coniugale. L’atteggiamento della donna è spavaldo e provocante. Volge lo sguardo verso lo spettatore, consapevole della sua nudità e della sua bellezza. Oggi tutto questo non fa scalpore, ma ricordiamoci che qui stiamo parlando del Cinquecento!
La dea ha in mano un mazzolino di rose, simbolo della caducità delle cose e dello sfiorire della bellezza con il passare del tempo. Con l’altra mano invece si copre il pube. Sul fondo vediamo scene di vita quotidiana. Nello specifico due donne rovistano dentro una cassapanca istoriata per scegliere gli abiti da far indossare alla dea. L’immagine raffigura infatti la Venere che sta per essere vestita per partecipare al “toccamano”. Si tratta di un’antica cerimonia domestica, con la quale la fanciulla promessa sposa, toccando la mano del futuro consorte, accettava le nozze.
Non passa certo inosservata l’abilità di Tiziano nello sfruttare tutte le potenzialità espressive del colore, giocando sui contrasti per evidenziare alcuni dettagli. Per esempio osservate il rivestimento rosso dei materassi con i ricami fioriti come viene sapientemente accostato al bianco del lenzuolo e dei guanciali. La luce nel dipinto arriva frontalmente e dalla bifora sullo sfondo.
E ancora guardate il verde del tendaggio in alto come mette in risalto le carni dorate e luminose, il grazioso viso e i capelli biondo rame della dea. Vi invito anche a notare come l’andamento bidimensionale del primo piano si interseca con quello sul fondo. La tenda è l”espediente usato per attirare lo sguardo su Venere, che è il fulcro dell’opera e il punto di massima tensione emotiva.
Ma c’è un ulteriore spazio nel dipinto ed è quello che si trova al di là della finestra bifora, tipicamente veneziana. Questa lascia intravedere un bel tramonto dorato, mentre sul davanzale è raffigurato un vaso di mirto, la pianta tradizionalmente legata al mito di Venere.
Altre opere di Tiziano Vecellio
La Galleria degli Uffizi ospita altri importanti dipinti del Maestro veneto:
- Ritratto del Vescovo Ludovico Beccadelli
- Flora
- Ritratto di Eleonora Gonzaga
- Ritratto di Francesco Maria della Rovere
La Venere di Urbino di Tiziano Vecellio: curiosità e aneddoti
Per conoscere davvero tutto su La Venere di Urbino di Tiziano Vecellio, dovete sapere che a darle questo nome fu Giorgio Vasari, che reputò inaccettabile quello scelto da Guidobaldo, ossia Donna nuda. Dovete sapere anche, che Guidobaldo II voleva a tutti i costi la Venere per ricordare alla sua giovanissima sposa Giulia da Varano, quali erano i suoi doveri coniugali. Il loro era stato un matrimonio combinato per interessi politici, economici e dinastici, ma Guidobaldo ci teneva molto a ricordare a Giulia, che aveva anche altri doveri.
E un’altra curiosità è legata al gesto che fa la dea nel coprire il pube. È ripreso dalle antiche statue classiche e dalla tipologia cosiddetta della Venere pudica. Un esempio, la Venere de’Medici, risalente all’arte ellenistica, è esposto proprio nella Tribuna degli Uffizi.
Galleria degli Uffizi a Firenze: informazioni per vedere l’opera
La Venere di Urbino è conservata agli Uffizi. Il museo è aperto dal martedì alla domenica, dalle 8.15 alle 18.30. Vi consiglio di prenotare la visita e scegliere l’orario, preferibilmente nei giorni feriali. Potete farlo sul portale B-ticket o chiamando il numero +39 055 294 883.
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