Peggy Guggenheim, la mia vita a colori di Sabina Colloredo: recensione
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“Peggy Guggenheim, la mia vita a colori” di Sabina Colloredo è una breve ma deliziosa biografia che ci fa conoscere la vita e le avventure di Marguerite Guggenheim, detta Peggy, una collezionista d’arte statunitense che durante la Seconda Guerra Mondiale ha rischiato la vita per salvare le opere degli artisti dell’epoca.
Nata a New York nel 1898 da una ricca famiglia ebrea, Peggy ereditò dal padre la passione per l’arte e spese la sua esistenza (e buona parte del suo patrimonio) collezionando capolavori d’arte soprattutto contemporanea.
Se ancora oggi possiamo visitare il museo Guggenheim a Venezia lo dobbiamo a lei.
Trama di “Peggy Guggenheim, la mia vita a colori” di Sabina Colloredo
E’ il maggio 1909, siamo a New York.
Peggy ha 11 anni ed è la secondogenita di una prestigiosa e ricchissima famiglia ebrea. Dalla madre, austera e altezzosa, non ha ereditato assolutamente nulla e non assomiglia nemmeno alle sorelle, belle e frivole. Peggy è tutta sua padre, da cui ha ereditato l’amore per l’arte.
La vita di Peggy scorre serena fino al giorno in cui il padre muore durante il naufragio del Titanic. Da quel giorno nulla sarà come prima. Peggy cambia drasticamente e il rapporto con la madre si incrina.
Negli anni successivi lavora in una piccola libreria, frequenta suffragette e lavoratori, ma soprattutto personaggi del mondo dell’arte. In quegli anni matura la passione per il collezionismo e inizia ad acquistare le opere degli artisti che conosce.
Nel 1922 è a Parigi e sposa Laurence Vail, un pittore squattrinato del movimento dadaista, da cui avrà due figli. Presto divorzia, e comincia a girovagare per l’Europa con i figli, spostandosi tra Londra e Parigi. A causa della sua movimentata vita sentimentale rompe definitivamente con la madre.
Nel 1938, a Londra, inaugura la prima di una lunga serie di gallerie, che la renderanno la più importante sostenitrice dell’avanguardia europea. Nel 1941 l’esercito tedesco avanza verso Parigi e Peggy, ebrea, capisce che è il momento di tornare in America. A New York inaugura una nuova galleria e divorzia dal secondo marito, il pittore surrealista Max Ernst.
Alla fine del conflitto Peggy ritorna in Europa e questa volta sceglie di stabilirsi a Venezia, dove acquista Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande e trasferisce definitivamente la sua collezione, che dal 1949 apre al pubblico col nome di “Collezione Peggy Guggenheim”.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita aiutando nuovi artisti emergenti e, infine, muore nel 1979, all’età di 81 anni.
Oggi la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è il più importante museo italiano d’arte europea e americana della prima metà del XX secolo e custodisce opere che vanno dal Cubismo al Surrealismo e all’Espressionismo.
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La nostra recensione
Mi sono imbattuta in “Peggy Guggenheim, la mia vita a colori” per caso e mi ha subito conquistata.
Peggy è stata una donna forte e determinata a seguire i suoi sogni e le sue passioni in un’epoca in cui le convenzioni sociali volevano che le donne fossero solo mogli e madri. Pur sfidando le regole del suo tempo per affermare la propria individualità, non ha mai dimenticato le sue radici e ha fatto tesoro degli insegnamenti dell’amato padre.
Consiglio questo libro di Sabina Colloredo ai lettori a partire dagli 8 anni, e particolarmente alle bambine alle quali insegna che per raggiungere i propri obiettivi ci vogliono tanta passione e tanta determinazione.