Storie della buonanotte per bambine ribelli 2: recensione
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Alcuni anni fa Elena Favilli e Francesca Cavallo scrissero e arrivarono a pubblicare Storie della buonanotte per bambine ribelli, cento storie di donne esemplari per quello che hanno realizzato nella vita.
Il libro voleva essere di ispirazione per le bambine di tutto il modo, perché prendessero in mano la propria vita e rivendicassero il diritto di lottare per la realizzazione dei loro sogni.
Ora la Mondadori ha pubblicato il seguito della raccolta, Storie della buonanotte per bambine ribelli 2, che contiene altre cento storie di donne anticonformiste, raccontate per ispirare bambine e bambini a essere quello che desiderano.
Trama di “Storie della buonanotte per bambine ribelli 2” di Francesca Cavallo ed Elena Favini
Nelle pagine di Storie della buonanotte per bambine ribelli 2 sono contenute cento nuove storie di donne che hanno ottenuto successi straordinari superando mille ostacoli dovuti al colore della loro pelle, al contesto sociale o semplicemente al fatto di essere nate femmine.
Leggerete di scrittrici e poetesse, cantanti, ma anche scienziate, chirurghe, imprenditrici. Scoprirete che tantissime ragazze in tutto il mondo si sono impegnate per l’indipendenza femminile o, addirittura, hanno rischiato la propria vita per liberare il loro paese da feroci dittature.
Tra le donne raccontate troverete molte italiane: la parlamentare Emma Bonino, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, l’astronauta Samantha Cristoforetti, la testimone di mafia Serafina Battaglia, e altre ancora.
I racconti che mi hanno colpito di questa galleria sono quelli che raccontano la vita delle giovanissime: ragazze che hanno meno di 20 anni e si sono distinte per aver cambiato il loro mondo.
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La nostra recensione
Storie della buonanotte per bambine ribelli suscitò un clamore planetario per la scelta di usare l’aggettivo “ribelli” accostato alla parola bambine. Consapevoli del valore della parola, le autrici hanno scelto di usarla anche per il loro secondo libro e hanno spiegato cosa intendono con questo aggettivo.
Lungi da essere un invito alla disobbedienza e all’ostilità fini a se stesse o una provocazione, l’aggettivo evoca la battaglia civile che le bambine devono fare in difesa dei loro diritti e contro le convenzioni sociali, che le vogliono troppo spesso passive, sottomesse, relegate a ruoli di ripiego.
E quale migliore insegnamento se non l’esempio di donne di tutte le religioni, nazionalità, razze, età e genere che hanno fatto qualcosa di grande, superando molti ostacoli?